Economia

Berlino dà l'altolà a Draghi: "Basta aiuti, Qe da ritirare"

Schaeuble: "La Bce è arrivata al limite". Anche la Buba va all'attacco con Weidmann: "Troppi rischi, si cambi"

Berlino dà l'altolà a Draghi: "Basta aiuti, Qe da ritirare"

La Germania intensifica gli avvertimenti a Mario Draghi. Ad appena 24 ore di distanza dal doppio invito a rottamare la politica ultra-espansiva della Bce venuto dai cinque saggi del governo di Berlino e dalla Deutsche bank, ecco arrivare sul ring i due pesi massimi per eccellenza, il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Parole diverse, ma con un unico significato: «Caro Mario, devi cambiare rotta».

Schaeuble, che di solito utilizza un linguaggio sanguigno e diretto, ha usato stavolta una locuzione un po' ellittica per dare l'altolà al numero uno dell'Eurotower: «La Bce ha quasi esaurito il suo spazio di manovra monetario». Il messaggio è comunque chiarissimo: dopo aver spinto gli acquisti mensili a 80 miliardi di euro, allungato il quantitative easing fino al marzo 2017, tagliato i tassi fino a portare sottozero quelli sui depositi presso la Bce, è il momento che Draghi si fermi. Prima che sia troppo tardi. Già così, secondo il braccio armato di Angela Merkel, la liquidità abbondante e lo Zirp comportano dei pericoli. E uno di questi riguarda il venir meno delle pressioni sui Paesi con i conti meno in ordine ad attuare le riforme strutturali, mentre per quelli più ricchi, come la Germania, il rischio è la creazione di bolle immobiliari. Neppure troppo velato il riferimento all'Italia. Che arriva, tra l'altro, a qualche giorno di distanza dalla proposta di Schaeuble di assegnare al fondo salva-Stati Esm la super-vigilanza dei bilanci dell'eurozona, avendo assunto la Commissione europea - agli occhi del ministro - un ruolo troppo politico e poco imparziale.

Ma anche Weidmann, il più falco dei falchi all'interno della Bce, non è stato ieri certo più tenero nei confronti dell'ex governatore di Bankitalia. Al quale ha ricordato che piuttosto che aggiungere ulteriori stimoli, occorre avere pazienza rispetto alle misure già prese. Per due motivi: l'eurozona sta ora crescendo più velocemente rispetto al suo potenziale, riducendo l'output gap; e anche perché «stanno diventando sempre più evidenti» i rischi legati a una conduzione lasca della politica monetaria.

La frequenza degli attacchi da parte tedesca alle scelte fatte - e sempre difese - da Draghi sembra suggerire un inasprimento della tensione in vista della cruciale riunione di dicembre. In cui, sulla scorta delle nuove stime su crescita e inflazione, il board sarà chiamato a decidere la sorte del Qe. Il presidente della Bce si è lasciato aperta la porta a ogni possibile opzione, compresa quella di procrastinare il programma di acquisto di titoli, magari modificandone marginalmente l'impianto nella parte relativa agli asset acquistabili. Questa rotta di navigazione, ribadita anche nell'ultimo Bollettino della banca centrale, è però proprio ciò che Berlino vuole correggere.

In un modo: con l'avvio rapido del tapering.

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