Economia

«Bisogna anticipare il futuro per vincere la sfida globale»

Il capo dell'innovazione di Ca de' Sass: «I nuovi servizi creditizi di Amazon? Pronti a raccogliere la sfida»

Gian Maria De Francesco

Dottor Maurizio Montagnese, Chief innovation officer di Intesa Sanpaolo, può descrivere quale è stato il contributo dell'Innovation center di gruppo all'iniziativa «Sharing Italy»?

«Questa realtà è nata due anni e mezzo fa grazie all'intuizione del nostro Ceo, Carlo Messina, che ha voluto raccogliere in un unico luogo, ma soprattutto con un unico obiettivo, gli specialisti d'innovazione che lavoravano nelle diverse aree, a dimostrazione del committment del gruppo su questi temi. Siamo un centinaio di persone con un'età media al di sotto dei 35 anni. Ci concentriamo su alcune decine di progetti ad alto impatto d'innovazione per aiutare le nostre unità di business a sviluppare soluzioni che rendano competitivo il gruppo. Dalle nostre sedi di Torino e di Londra ci colleghiamo alla rete internazionale del gruppo - da Singapore a Hong Kong - per perseguire il nostro obiettivo principale di aiutare tutte le aree del gruppo ad aumentare i ricavi e offrire ai clienti le soluzioni più innovative».

La parola chiave di Sharing Italy per l'Innovation center è «cercare». Perché?

«È lo scouting che facciamo all'interno della nostra realtà tramite l'Osservatorio per l'innovazione. Sharing è condividere tutto l'ecosistema dell'innovazione includendo sia le componenti interne della banca sia le università, i centri di ricerca, la clientela. La nostra strategia d'innovazione si articola su tre ambiti principali: il gruppo, i clienti e, in generale, la qualità della vita delle persone. Oggi si pensa all'utilizzo di ultrasuoni nei pagamenti digitali per connettere device come smartphone. Aiutiamo i clienti nello sviluppare strategie di Open Innovation. Un ottimo esempio è costituito da Tech Marketplace, una piattaforma integrata che incrocia l'offerta innovativa di 1.500 startup con la domanda di oltre 5mila imprese nostre clienti. Ci impegniamo, infine, nell'utilizzare l'innovazione per migliorare la qualità della vita come il progetto che portiamo avanti con la nostra compagnia Intesa Sanpaolo Assicura puntando sulla prevenzione delle malattie. Già oggi basta il semplice contapassi del nostro cellulare per capire, attraverso una serie di algoritmi, se seguiamo uno stile di vita sano».

Quando finirà l'eccesso di liquidità sui mercati si potrà creare un effetto-bolla per le startup?

«In Italia abbiamo 5-6mila startup a fronte delle 5-600mila del mercato britannico. Il problema non è di effetto-bolla ma di scala. Dovremo aiutare le startup a crescere dimensionalmente, metterle a sistema tramite filiere come nell'automotive, favorire la realizzazione di piattaforme nei singoli comparti industriali. In questo modo si pongono le basi non solo per la crescita dell'occupazione ma dell'intero ecosistema».

La relazione tra uomo e tecnologia sarà sempre caratterizzata da conflitti?

«Bisogna cercare un equilibrio tra tecnologia e rapporto umano. Come nel settore bancario stiamo ragionando su nuove professionalità così come stanno facendo altri comparti produttivi. Il mondo dei big data negli Usa ha creato oltre un milione di posti di lavoro. Un ottimo esempio per il nostro Paese. D'altra parte è inevitabile che il rapporto con i clienti venga disintermediato da queste tecnologie ma occorre ricercare nuove strategie perché il contatto umano resta fondamentale».

Come si incrociano queste dinamiche con il lungo percorso di costruzione della banca del futuro?

«Nel film 2001: Odissea nello spazio del 1968 sono descritte apparecchiature che oggi esistono mentre tante altre che non erano state immaginate - come Internet o gli smartphone - hanno cambiato il nostro stile di vita. Lo stesso discorso vale per il settore bancario. L'arrivo nel mondo del credito di attori come Facebook, Amazon e Alibaba con i loro grandi numeri potrebbe mutare gli equilibri tra i diversi player.

È tutto in divenire: vincerà chi saprà anticipare il futuro e noi siamo pronti a recitare un ruolo da protagonisti».

Commenti