Economia

Bolloré vince per un pelo la battaglia su Telecom

La lista di Vivendi per il cda passa con il 49,3% contro il 49%: decisivo il voto favorevole del 5% dei fondi

Vincent Bolloré
Vincent Bolloré

Assemblea fiume ieri a Rozzano per Telecom Italia. Dopo una serie interminabile di interventi degli azionisti e di uno stop forzato dovuto a un inconveniente nel sistema di voto, sono arrivate le votazioni. La più attesa era quella sulla lista per il rinnovo del consiglio dove ha vinto, ma di strettissima misura, quella di Vivendi con il 49,372% dei voti contro il 49,005% di quella presentata da Assogestioni. E dato che il capitale presente alla votazione era pari al 58,7%, a livello assoluto la lista di Vivendi ha raccolto il 28,9% dei voti contro il 28,7% di quelli registrati per Assogestioni. Una minoranza davvero risicata per Vivendi che ha in portafoglio quasi il 24% del capitale di Telecom. Fondamentale l'appoggio del 5% dei fondi e anche la raccolta deleghe organizzata (da Vivendi) tramite il proxy Sodali.

Un copione già visto anche all'assemblea di Vivendi stessa, a Parigi, dove alcune delibere sono passate con una maggioranza debole tenendo conto che il gruppo Bolloré detiene quasi il 30% dei diritti di voto della società media francese. In Italia però una maggioranza così minima per Bolloré potrebbe essere un vantaggio, dato che può dimostrare di non avere la maggioranza in assemblea ma solo il controllo di fatto del gruppo delle tlc. Sul cda si sono tenute cinque votazioni. Oltre alla lista, l'assemblea ha dato il via libera con il 97,6% dei voti al numero dei consiglieri (quindici) come proposto da Vivendi, con il 97,9% dei voti alla durata del loro incarico (tre esercizi) e con il 95,6% al compenso complessivo (2,2 milioni l'anno) per il cda, come pure allo svincolo dal divieto di concorrenza. L'assemblea ha inoltre approvato, con una maggioranza ancora una volta esigua (il 55,4%, che vuol dire il 32,6% del capitale), la remunerazione del management, considerata dai rappresentanti dei fondi troppo elevata dato che prevede uno special award per l'ad Flavio Cattaneo, e il suo ristretto giro di manager, da 40 milioni di euro al raggiungimento di determinati target. Comunque sia, per Vivendi sono stati nominati Arnaud de Puyfontaine, Hervé Philippe, Frederic Crepin, Giuseppe Recchi, Flavio Cattaneo, Felicité Herzog, Franco Bernabè, Marella Moretti, Camilla Antonini e Anna Jones. Per Assogestioni Lucia Calvosa, Francesca Cornelli, Dario Frigerio, Danilo Vivarelli e Ferruccio Borsani. L'attesa è ora tutta per il cda, che si terrà questa mattina a Milano e dal quale dovrebbe emergere il nome del nuovo presidente, posto che Cattaneo verrà riconfermato nel ruolo di ad. Quanto al presidente, la questione della nomina è più complicata. I nomi in questione sono sempre i soliti due: Arnaud de Puyfontaine e il presidente uscente Giuseppe Recchi. Ma, nell'attesa che la Commissione per la concorrenza della Ue si pronunci, il 12 di questo mese o forse più tardi, come richiesto dalla stessa Vivendi in merito all'assunzione del controllo da parte del gruppo francese sull'azienda, potrebbe anche non esserci una nomina. In questo caso, in base all'articolo 10 dello statuto Telecom, a sostituire il presidente sarebbe il consigliere più anziano per età. Nella fattispecie, si tratterebbe di Franco Bernabè, già amministratore delegato del gruppo tra il 1998 e il 1999 e quindi presidente esecutivo tra il 2007 e il 2013. Gli altri scenari possibili sono l'elezione di de Puyfontaine, che però appare improbabile, la riconferma di Recchi o la sua elezione come vicepresidente con più deleghe operative. La decisione però non sarà certamente del cda ma di Vincent Bolloré, le cui strategie in Italia, dopo l'acquisto del 30% di Mediaset, non appaiono affatto chiare.

De Puyfontaine ha comunque ribadito, anche ieri, che in Telecom Vivendi vuole essere un azionista stabile.

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