Economia

Borsa, Facebook crolla L'authority indaga su Morgan Stanley

In due giorni di contrattazioni il titolo ha già perso il 14%. Ora si muove l'authority: accertamenti sulla banca d'affari. Nel mirino anche il Nasdaq

Borsa, Facebook crolla L'authority indaga su Morgan Stanley

Adesso nel mirino della Financial industry regulatory authority è finita la Morgan Stanley, la banca di investimento che ha accompagnato Facebook fino alla sua Ipo della settimana scorsa. L'authority sta, infatti, accertando se il colosso americano abbia informato selettivamente i clienti su un rapporto negativo redatto da un analista prima dell'avvio delle contrattazioni. Nel frattempo si muovono anche gli azionisti di Facebook che ha avviato una class action contro il social network.

La società di Mark Zuckerberg si sta trasformando in una fregatura colossale per gli azionisti che hanno creduto nel collocamento del titolo. In due giorni di contrattazioni il titolo ha già perso il 14% passando da 38 ai 30 dollari di ieri. Tanto che i funzionari della Financial industry regulatory authority, ente di sorveglianza per l'industria borsistica, sostengono che la questione sia materia di interesse sia per loro sia per la Commissione per i titoli e gli scambi (Sec). Nel giro di soli due giorni, infatti, la capitalizzazione è scesa ben al di sotto dei 104 miliardi di valore iniziale: ieri Facebook valeva intorno ai 90 miliardi facendo perdere in due giorni quasi 300 milioni di dollari al finanziere russo Alisher Usmanov. Proprio per questo alcuni investitori hanno fatto partire una class action contro il colosso di Palo Alto. Gli avvocati degli azionisti contestano il fatto che il taglio delle stime sulla società non fosse nel prospetto sull'Ipo del social network. L'accusa è quella di "dichiarazioni false su fatti rilevanti". In pratica gli azionisti non sarebbero stati informati correttamente sulle prospettive di Facebook. A gestire l'azione collettiva è Robbins Geller, che ha già ottenuto 7 miliardi di dollari dai banchieri di Enron.

Adesso si indaga sulla banca d’affari scelta dal fondatore del social network per la quotazione e sul Nasdaq che ha ammesso responsabilità sui blocchi delle contrattazioni iniziali. Un investitore, Philip Goldberg del Maryland, ha fatto causa al Nasdaq lamentando il ritardo di mezz’ora nell’inizio dell’offerta e nella comunicazione degli ordini. L’amministratore delegato del Nasdaq, Robert Greifeld, ha ammesso che "ci sono stati errori" nel collocamento del colosso di Paolo Alto. Il capo del Commonwealth secretariat, William Galvin, ha già reso noto di avere emesso un mandato di comparizione per la Morgan Stanley, per il sospetto che abbia informato solo alcuni clienti del fatto che un suo analista avesse tagliato le stime di entrata per Facebook prima del suo ingresso in Borsa.

Ieri la banca ha dichiarato che le sue procedure si sono attenute alle regolamentazioni.

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