Economia

La Borsa premia Intesa: +5,5% E Unicredit vende l'inoptato

Bazoli: «Ca de' Sass ha un grande futuro». Generali arretra (-2,5%) ma trova 58 milioni di plusvalenza

Camilla Conti

«Intesa Sanpaolo ha un grande futuro, certamente non inferiore al passato», ha detto ieri il presidente emerito della banca, Giovanni Bazoli, rispondendo a chi gli chiedeva se dopo la mancata operazione con Generali l'istituto dovesse comunque guardare a una nuova operazione per crescere.

Di certo, Piazza Affari ieri ha premiato lo stop di Intesa sul Leone apprezzando, hanno scritto alcuni analisti, la «disciplina» nel valutare le opzioni di crescita esterna: nel primo giorno di quotazioni dopo l'annuncio del passo indietro, la banca guidata da Carlo Messina ha guadagnato il 5,5% a 2,19 (dopo aver lasciato sul terreno il 13% dai primi rumors), arrivando a toccare, durante la seduta, una crescita del 6,4% con volumi pari a 214 milioni di titoli passati di mano a fronte di una media giornaliera di 123,6 milioni registrata nell'ultimo mese. La compagnia triestina ha invece archiviato la giornata in coda al listino, unico titolo in rosso, cedendo il 2,8% a 13,7 euro. Il gruppo capitanato da Philippe Donnet si era subito posizionato al 3,04% di Intesa per difendersi da eventuali scalate ostili che poi non sono arrivate. Una fiche, da 510 milioni di azioni, per cui il Leone ha speso circa 1,1 miliardi e che ieri - grazie al rally dell'istituto di credito - ha fatto registrare a Trieste una plusvalenza teorica di circa 58,1 milioni.

Giornata positiva anche per Mediobanca, prima azionista delle Generali, salita dello 0,74 per cento. La seduta di ieri ha visto correre, infine, i titoli di Unicredit, saliti del 2,47% a 12,46 euro. La banca guidata da Jean Pierre Mustier ha concluso in anticipo l'offerta in Borsa dei diritti di opzione non esercitati (lo 0,2%) nell'aumento di capitale da 13 miliardi. L'esercizio dei diritti inoptati acquistati e conseguentemente la sottoscrizione delle nuove azioni dovranno essere effettuati entro e non oltre il 2 marzo 2017.

Nelle prossime settimane si conoscerà quindi la nuova mappa dei soci che vedrà le fondazioni diluite e i fondi sempre più protagonisti. Una presenza già forte con gli americani di Capital Research e gli arabi di Aabar che hanno sottoscritto per intero la propria quota e controllano oltre l'11% del capitale.

Chi non ha potuto approfittare del rally dei bancari di ieri sono stati invece gli azionisti del Monte Paschi, il cui titolo è sospeso dal 22 dicembre in attesa del nuovo piano. I vertici di Mps sarebbero al lavoro per dare il via libera alla bozza durante il cda in programma il 9 marzo. Un board è in programma anche il 2 marzo, a Milano, ma servirà principalmente a esaminare il progetto di bilancio 2016. Il cantiere lavora a pieni giri ma il piano, che deve ricevere il «timbro» dalla Bce e dalla Commissione Ue, non vedrà la luce prima della metà di aprile.

Solo allora il Tesoro potrà salire nel capitale dove potrà restare al massimo per cinque anni.

Commenti