Economia

La Borsa punta sullo shopping inglese di Intesa

Cresce il fermento su Intesa Sanpaolo (in Borsa +1% a 2,39 euro) pronta, secondo il Financial Times , a rilevare per 500 milioni di sterline le attività internazionali di Coutts (pari a 21 miliardi di sterline), private bank inglese che annovera tra i suoi clienti perfino la Regina (gruppo Rbs). Un affare a giudizio degli analisti: a un prezzo simile l'asset sarebbe valutato all'incirca il 2% delle masse gestite, un valore quattro volte inferiore rispetto ai maggiori competitor italiani e intorno alle 7,5 volte l'utile operativo (si consideri che Azimut e Anima valgono 15 volte l'utile 2014). Per la Ca' de Sass, poi, l'operazione «non avrebbe impatti rilevanti sui capital ratio (inferiore ai 30 basis point)», commenta Equita (che sul titolo ha una raccomandazione a «hold» e un target price a 2,7 euro).

Lo shopping di Intesa Sanpaolo potrebbe fare da apripista per le società italiane ad altre operazioni di M&A simili a quelle che, negli ultimi mesi, stanno attraversando il Vecchio e il Nuovo continente (compresa la cessione pochi giorni fa di alcune attività di Leumi a Julius Baer) e che annoverano tra i grandi venditori proprio Rbs (l'istituto starebbe pensando di cedere anche alcuni asset indiani).

La pulizia dei bilanci seguita all'Asset quality review, da un lato, e le sempre più stringenti normative in materia di patrimonializzazione, spingerebbero in effetti le banche con surplus di capitale a guardare con un crescente interesse le attività di gestione che «vantano minore assorbimento di capitale rispetto a quelle tradizionali bancarie, garantiscono liquidità e generano commissioni», sintetizza Vincenzo Longo, strategist di Ig. A muoversi in questa direzione oltre a Intesa, che può contare su un eccesso di capitale di 16 miliardi, potrebbero esserci Unicredit (che con Santander ha allo studio la creazione di una piattaforma comune tra le rispettive sgr) e Ubi. Il terreno di caccia è visto prevalentemente oltre frontiera, anche se nulla è escluso. «Non vedo per ora grandi asset in vendita in Italia, ma gli istituti italiani potrebbero prendere parte a un consolidamento internazionale», sostiene un analista.

Gli esperti, in effetti, puntano a una prossima ondata di M&A dove il ruolo da protagonista sarà giocato dai grandi gruppi interessati ad aumentare le economie di scala rilevando piccole realtà e boutique .

A sostenerlo è stata anche una recente indagine condotta da Jp Morgan Asset Management e Oliver Wyman.

Dallo studio emerge che il 90% dei wealth manager europei ritiene ancor più probabile il processo di aggregazione nel Vecchio continente anche a causa del debole scenario macro che renderà insostenibile la frammentazione attuale.

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