Economia

Le Borse nella trappola della Fed

I mercati puntano a un rialzo dei tassi graduale, ma ben nove governatori li vogliono tra l'1 e il 2% già a fine 2015

Le Borse nella trappola della Fed

Ormai da qualche tempo, i mercati hanno maturato la convinzione che la Federal Reserve darà il primo giro di vite ai tassi nel primo trimestre 2015. Dalla riunione di domani del Fomc, il braccio operativo di politica monetaria, si attendono conferme, mentre giovedì l'attenzione sarà calamitata dall'esito del referendum scozzese e dall'ammontare dei prestiti Tltro richiesti alla Bce da parte delle banche. Come da manuale, ieri le Borse si sono messe in posizione di attesa: la seduta si è chiusa con variazioni frazionali, con l'eccezione di Milano (-1%) che ha pagato pegno dopo le bocciature rifilate da Ocse e Standard&Poor's all'economia italiana.

Nel complesso, l'umore degli investitori resta improntato a un cauto ottimismo, frutto dell'idea che nel prossimo futuro la Fed non riserverà sorprese sgradite, nel segno di quella gradualità che ha accompagnato fin dall'inizio il tapering , che si esaurirà in ottobre. Ma la fine della politica di aiuti pro-ripresa, e di cui il quantitative easing è stata un'autentica arma puntata contro la recessione, coinciderà con un cambio di mood in senso restrittivo, destinato a inaugurare una nuova stagione del costo del denaro che i mercati stanno forse sottovalutando.

Un atteggiamento troppo rilassato che si lega all'idea secondo cui Janet Yellen piloterà i tassi con mano morbida. Il Wall Street Journal , non a caso, scriveva ieri che la presidente della Banca centrale Usa nella due giorni del Fomc, al via oggi, cercherà di sviluppare un consenso sui tempi della stretta. I governatori, inoltre, potrebbero rimuovere il riferimento a tassi interbancari ancora molto bassi «per un esteso periodo di tempo».

Nella conferenza stampa che seguirà il summit del Fomc, all'erede di Ben Bernanke servirà, comunque, uno sforzo di comunicazione ben maggiore rispetto al vuoto esercizio di oratoria di Jackson Hole. L'eventuale modifica della guidance , la formulazione delle prospettive del costo del denaro, dovrà essere ben motivata e, se possibile, chiarendo il timing che scandirà l'irrigidimento monetario. È tuttavia probabile che dalla Yellen arrivi il consueto messaggio da colomba, motivato dalle ferite ancora aperte nel mondo del lavoro nonostante lo slancio preso dall'economia nel secondo trimestre (+4% il Pil). Le nuove stime che la Fed diffonderà proprio domani dovrebbero confermare questo miglioramento.

Ma, aldilà delle parole che pronuncerà la Yellen, il problema resta lo scollamento all'interno della Fed tra i suoi componenti. I mercati si aspettano aumenti marginali ai tassi nel 2015, ma non è così scontato che andrà così. Dall'ultimo dot plot , cioè le proiezioni di ogni singolo membro del Fomc sul livello del costo del denaro a fine anno, si scopre che appena tre governatori prevedono un ritocchino allo 0,25% dallo 0-0,25% attuale, che solo due si aspettano un rialzo tra 0,50 e 0,75%, mentre ben nove collocano i tassi in un range compreso tra l'1 e il 2%. Ciò sembrerebbe indicare uno spostamento sul versante dei falchi anche di chi ha finora mantenuto un atteggiamento accomodante.

La percezione ottimistica sull'evoluzione del costo del denaro da parte dei mercati trova conferma nel raffronto tra i future sui bond Usa per il 2017, attestati al 2,5%, e la forbice del 3-4,25% indicata da 13 governatori. In ogni caso, domani dovrebbero arrivare le prime indicazioni sul percorso che la Fed intende seguire. Poi, toccherà alla Bce con l'annuncio della prima tranche di Tltro, prestiti riservati a imprese e famiglie (mutui esclusi) da cui le banche italiane attingeranno per un ammontare stimato in 45 miliardi.

Fitch ha però già mostrato pollice verso alla misura dell'Eurotower: «È improbabile che dia una svolta ai finanziamenti».

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