Economia

Buffett: "Niente bolle" Ma c'è la mina debito

Il finanziere raddoppia la quota in Apple Il tetto sull'indebitamento presto al Congresso

Buffett: "Niente bolle" Ma c'è la mina debito

Viste le capacità quasi divinatorie nel predire l'andamento dei mercati, ci sarebbe da credergli sulla parola: «Wall Street non è in bolla». Così Warren Buffett, l'oracolo di Omaha. Il suo è un andare in direzione ostinata e contraria rispetto a quanti - e non sono pochi - vedono il crac della Borsa Usa dietro l'angolo. Troppa euforia - è l'avviso - , troppi titoli gonfiati da tassi appiattiti che hanno favorito la pratica dei buyback, troppe aspettative sulla politica economica in deficit spending di Donal Trump. E il redde rationem potrebbe arrivare presto, il 15 marzo, quando scadrà come uno yogurt l'intesa raggiunta nell'ottobre del 2015 da Obama sul tetto del debito Usa.

Buffett sembra non curarsi di tutto ciò. «Le azioni sono sul versante economico», cioè non sono sopravvalutate. Anzi, il loro prezzo è basso se paragonato all'attuale costo del denaro. Se la Fed darà seguito alle strette promesse (almeno tre quest'anno) «il mercato diventerà più caro». Elementare, Warren. Meglio quindi darci dentro finché Janet Yellen sta ancora sfogliando la margherita. Certo il finanziere miliardario con un debole per Hillary Clinton non si è tirato indietro negli ultimi tempi. Comprando, comprando e comprando ancora, lui è stato il mantice che ha soffiato sui recenti - e quasi quotidiani - record di Dow Jones e Nasdaq. Con il solito debole verso i titoli tecnologici, ha fatto una scorpacciata di Apple: alla fine del 2016, la sua holding Berkshire Hathaway aveva in pancia circa 57 milioni di azioni della Mela morsicata; in meno di due mesi la quota è salita a circa 123 milioni di titoli, per un valore complessivo di 18 miliardi di dollari. «Le persone - ha spiegato i motivi dell'investimento - sono incredibilmente attaccate ai prodotti Apple», e «si tratta di un franchise molto buono per un prodotto di consumo». Se la capitalizzazione della creatura di Steve Jobs è decollata fino a tornare a quota 720 miliardi, a Cupertino devono ringraziare anche Buffett.

L'ingresso alla Casa Bianca di Trump non ha insomma condizionato Buffett. «Probabilmente - ha confermato - per la prima volta nella mia vita da adulto, ho un presidente per cui non ho votato, ma questo non incide sui miei investimenti nell'azionario». La regola, del resto, è quella fondamentale per fare affari: mai mischiare politica e strategie di investimento. L'oracolo è disposto ad aspettare quattro anni prima di giudicare The Donald, «innanzi tutto in base a quanto avrà tenuto il Paese sicuro». Potrebbe però cambiare idea presto se, come temuto da alcuni, i programmi trumpiani di investimenti infrastrutturali e sgravi fiscali si schianteranno sul tetto del debito, che dal 15 marzo rischia di essere fissato a 20mila miliardi. Senza un innalzamento del debt ceiling, al Tesoro resteranno in mano appena 200 miliardi di dollari. Peanuts: indigeste a Wall Street.

E anche a Buffett.

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