Economia

C'è l'accordo, Gubitosi sarà ad di Tim

I dieci consiglieri di Elliott trovano la quadra. Di Maio: "Società unica per la rete"

C'è l'accordo, Gubitosi sarà ad di Tim

A meno di inaspettati capovolgimenti di fronte, sarà Luigi Gubitosi il nuovo amministratore delegato di Tim dopo la sfiducia che martedì scorso ha messo alla porta Amos Genish, manager voluto dal primo socio francese Vivendi (24% circa). La nomina dell'ad sarà formalmente sul tavolo del cda in agenda oggi pomeriggio, preceduto in mattinata dal comitato nomine. Ma ieri c'è stata la decisiva fumata bianca: i dieci consiglieri di Tim, sui 15 totali del board, espressi dal fondo attivista americano Elliott (cui fa capo l'8,8% del capitale), al termine di un confronto in conference call con il presidente Fulvio Conti, si sono infatti ricompattati sul nome dello stesso Gubitosi. A favorire la convergenza sull'attuale commissario di Alitalia, anche il passo indietro compiuto dall'ex Fca, Alfredo Altavilla, così da evitare altre spaccature nel board oltre a quelle con Vivendi.

A questo punto Gubitosi, che prima del lavoro di ricucitura svolto da Conti contava 7 preferenze, supererà il quorum (8 voti) per prendere il timone del gruppo tlc, anche senza doversi auto-votare. Resta tuttavia la sostanziale certezza del voto contrario dei 5 esponenti scelti dal gruppo di Vincent Bolloré.

Le tensioni in Tim infatti restano alte: la stessa Vivendi continua a vagliare le mosse che potrebbero portare alla richiesta di convocare un'assemblea straordinaria per cercare di riprendere la governance della società. Mentre l'Asati, l'associazione dei piccoli azionisti Tim, ieri ha scritto una lettera a consiglieri e soci consigliando di lasciare le deleghe a Conti (a cui sono state attribuite dopo il licenziamento di Genish) fino alla prossima assemblea. Questo per evitare fratture nel board al momento della scelta dell'ad.

Va detto che Gubitosi conosce in modo approfondito il settore delle tlc, ed è abituato a subentrare in situazioni difficili: lo ha già fatto in Wind, riportandone i conti in positivo. Difficilmente potrà però contare sull'aiuto di Stefano de Angelis, ex-manager Telecom che aveva fatto bene in Brasile e che poteva rientrare come direttore generale se Altavilla avesse preso il comando.

Uno dei punti caldi è la totale separazione della rete, definita «una follia» da Vivendi ma caldeggiata dal governo per arrivare a una integrazione dell'infrastruttura con quella di Open Fiber. Un riassetto ben visto anche dagli analisti e da Elliott.

Dal canto suo il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha intanto ribadito l'impegno a creare un player unico per la connettività. «La nostra ambizione è creare un player unico che consenta di fare arrivare la connessione a tutti gli italiani- ha detto Di Maio- Se a maggioranza pubblica o privata lo vedremo nei prossimi giorni». Certo nella nuova società della rete potrebbero entrare anche gli altri player del settore: l'ad di Wind Tre Jeffrey Hedberg che si è già detto favorevole.

Lo stesso ministro grillino, parlando di Alitalia, ha poi dato una sorta di placet al passaggio di Gubitosi alla guida di Tim: «Ci dovrà essere un commissario assieme a quelli che ci sono per arrivare allo stesso obiettivo che ci siamo dati come governo fino ad ora, cioè rilanciare Alitalia».

Sullo sfondo ci sono i problemi di Telecom Italia che in 20 anni ha perso il 77% del proprio valore in Borsa, rispetto al +48% dell'indice europeo di settore a causa del crollo del rendimento del capitale investito e dell'alto debito, ancora oggi quasi 26 miliardi.

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