Economia

Caccia alle streghe in Cina, manette a giornalisti e broker

Nel mirino delle autorità cinesi giornali, banche e broker. Vietato parlare "male" della Borsa

Caccia alle streghe in Cina, manette a giornalisti e broker

In Cina chi parla di Borsa in questi giorni rischia grosso. Per questo è difficile trovare un giornale che affronti la gravissima crisi finanziaria che sta attraversando il Paese. Volete un esempio? Martedì e mercoledì, dopo due giornate veramente drammatiche per le borse di Shanghai e Shenzhen, sul Quotidiano del Popolo non c'era nemmeno una riga. E lo stesso hanno fatto i tg. Silenzio. Per non fomentare la paura e scatenare reazioni incontrollate. Ma c'è pure un'altra tecnica usata dal regime: sbattere in galera chi non rispetta la consegna del silenzio. Proprio per questo negli ultimi tempi sono stati arrestati numerosi broker, analisti e giornalisti finanziari, 160 in tutto finiti dietro le sbarre, secondo il "South China Morning Post". E, come riporta La Stampa, si è scatenata una vera e propria caccia alle streghe. L'importante è parlare meno possibile dei problemi e, se serve, dare la colpa a qualcun altro, come ad esempio agli Stati Uniti. Cosa che ha fatto Xinhua, l'agenzia di stampa governativa.

Il settimanale economico finanziario "Caijing" conferma che uno dei propri giornalisti è stato arrestato. La sua colpa? Aver diffuso voci e indiscrezioni sulla caduta del valore delle azioni. Temendo reazioni delle autorità il giornale ha diffuso solo il cognome del reporter, "Wang", che in Italia è come dire "Rossi". Ma si segnalano molti altri casi di persone finite in gattabuia, sia all'interno di istituti di credito, sia tra i broker. Le autorità diffondono messaggi di questo tipo: "Abbiamo ragione di credere che altri criminali e le loro malefatte nascoste verranno portate alla luce del sole, e che i dipartimenti giudiziari investigheranno e imporranno pene a chiunque sia coinvolto". Il tono, minaccioso, è sin troppo chiaro. Così come il ragionamento: se il mercato crolla la colpa è di qualche criminale. Per carità, possibile (anzi scontato) che vi sia chi specula. Ma che alla base di tutto ci sia solo la speculazione è altamente improbabile.

Intanto lo Stato continua a pompare denaro, comprando azioni e facendo di tutto per evitare che la bolla si sgonfi e il mercato sprofondi ancor di più. Tutto questo, però, contribuisce ad accrescere la sfiducia.

Che nessuna censura può cancellare.

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