Economia

Cade il tabù Mediaset-Tim Ma la Borsa resta fredda

Analisti perplessi sull'apertura del governo a un asse industriale. La rete e il nodo dell'italianità

Cade il tabù Mediaset-Tim Ma la Borsa resta fredda

È caduto l'ultimo tabù. Dopo che per anni il governo si è sempre opposto all'idea di un'alleanza tra Telecom Italia e Mediaset, da Roma è arrivata un'apertura anche su questo fronte. Il sottosegretario allo Sviluppo economico Antonello Giacomelli, in un'intervista a La Stampa, ha dimenticato gli attuali vincoli normativi e definito «auspicabile» un «accordo industriale» tra Mediaset e Tim che «permetta alle due società di crescere», sottolineando però che «il segno italiano deve essere ben presente». Piazza Affari tuttavia ha snobbato un simile scenario: Tim ha chiuso in calo dello 0,8% e Mediaset dell'1,1 per cento.

La nascita di una eventuale «Mediatel», anche qualora fosse permessa dalla legge, non piacerebbe comunque a tutti. «Finora le telco europee hanno distrutto valore investendo in tv a differenza di quanto accade negli Usa. Il mercato europeo è più frammentato di quello Usa e i target più difficili da raggiungere», sostiene Justin Funnell, analista di Credit Suisse che si dice «scettico» sul progettata alleanza sui contenuti tra Tim e Vivendi e «maggiore è il progetto, maggiore potrebbe essere la probabile perdita». Per Equita invece «Mediaset si avvantaggerebbe della convergenza fra tlc e contenuti «grazie allo sviluppo della broadband e della valorizzazione di Premium».

Prima di qualsiasi scenario, restano comunque da risolvere le maxi-cause intentate dal gruppo Fininvest-Mediaset dopo il voltafaccia di Vivendi sull'acquisto della pay tv Premium. E anche l'Agcom ha imposto ai francesi di portarsi sotto al 10% del Biscione. Ma è lo stesso auspicio di Giacomelli di mantenere una matrice italiana all'alleanza a rischiare di essere disilluso. Se Mediaset e Telecom si fondessero, in base alle attuali capitalizzazioni, i francesi sarebbero infatti teoricamente proiettati al 24,8% della nuova ipotetica realtà, contro il 5,3% di Fininvest. La società di Vincent Bolloré possiede infatti oggi il 23,94% di Tim, di cui è azionista di riferimento (e proprio in queste ore si discute del controllo francese) e il 28,87% di Mediaset dietro al primo socio Fininvest (39,5%).

La quadratura del cerchio potrebbe arrivare dalla cessione della rete Tim a Open Fiber, joint venture tra Enel e Cdp, che, teoricamente, spianerebbe la strada verso l'unione dei servizi telecom ai contenuti tv. Una simile operazione ridurrebbe infatti il dominio di «Mediatel» nell'ambito delle comunicazioni rendendolo quindi conforme ai vincoli normativi e doterebbe per di più Vivendi.

La partita della rete si giocherà in autunno. Giacomelli, pur esprimendo perplessità sulle valutazioni dell'asset ipotizzate a 13 miliardi, non si è detto contrario.

Ieri intanto l'Antitrust ha multato Telecom Italia per 300mila euro.

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