Economia

Cala la pressione fiscale (ma è un trucco contabile)

La pressione fiscale è scesa al 43,3%? Macché, è solo una delle tante acrobazie dell'Europa: eccovi svelato il trucchetto

Sede di Equitalia
Sede di Equitalia

Sono calate le tasse. Ma è solo un trucchetto, un acrobazia contabile per nascondere una percentuale che fa inorridire gli italiani. Con la rivalutazione del prodotto interno lordo, in applicazione delle nuove regole europee di contabilità nazionale, nel 2013 la pressione fiscale sarebbe scesa al 43,3%. Un bello 0,5% in meno rispetto alla percentuale calcolata con la vecchia metodologia. Ma non lasciamoci incantare dal dato. Non tiriamo alcun sospiro di sollievo. Perché la verità è un'altra: non siamo affatto messi meglio. Chi paga le tasse, infatti, ne paga ben oltre il 43,3%.

Secondo gli analisti della Cgia di Mestre la pressione fiscale reale - quella vera che grava sui contribuenti onesti, che si misura togliendo dal pil nominale il "peso" dell’economia non osservata - si colloca appena sotto il 50%. Per la precisione, al 49,4%. "Un carico fiscale spaventoso", è il commento a caldo del segretario degli artigiani di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Un carico che di fatto dimezza qualsiasi guadagno portato a casa dagli italiani. I cittadini onesti vengono pesantemente bastonati dallo Stato che si mangia via il 49,4% di buste paga e fatture.

In base alle nuove direttive europee il pil nazionale adesso include anche la cifra imputabile all'economia sommersa prodotta dalle attività irregolari che, non essendo conosciute al Fisco, non pagano né tasse né contributi. Secondo l’Istat, l’economia non osservata, che ora include anche il valore aggiunto "prodotto" dal contrabbando di sigarette, dalla prostituzione e dal traffico di stupefacenti, si aggira attorno ai 200 miliardi di euro all'anno. Dal momento che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali e contributive e il pil prodotto in un anno, nel 2013 la nuova pressione fiscale ufficiale scende, rispetto alla precedente stima, al 43,3%. Tuttavia, se si storna dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico e alle attività illegali che non producono alcun gettito per l’Erario, il pil diminuisce mentre aumenta il risultato che emerge dal rapporto. Tanto che la pressione fiscale reale, che grava su coloro che pagano correttamente le tasse, è di gran lunga superiore a quella sbandierata dall’Istat. Nulla da imputare all'Istituto di statistica che si è limitato a rispettare le disposizioni metodologiche previste dall’Eurostat.

L'importante è che gli italiani non si lascino raggirare da quello che, a conti fatti, non è altro che un trucchetto contabile.

Commenti