Economia

Campari apre la sfida del test sul voto multiplo

Oggi la prima assemblea per raddoppiare il peso dei voti posseduti da più di 2 anni. La contrarietà dei fondi. Seguono Amplifon, Astaldi e Maire Tec

Campari apre la sfida del test sul voto multiplo

Ad aprire le danze sarà oggi Campari. Poi arriveranno Astaldi, Amplifon, Maire Tecnimont. E, forse, Unipolsai. Sono, infatti, solo quattro le società quotate in Borsa che si preparano ad adottare il meccanismo del «voto multiplo»: la possibilità, per i soci che abbiano mantenuto le azioni in portafoglio per almeno 24 mesi, di raddoppiare il peso dei propri voti. A finire in soffitta è il principio di corrispondenza «un'azione, un voto», in favore di un titolo maggiorato che varrà due volte. Una rivoluzione che, per il momento, è stata accolta con un po' di freddezza a Piazza Affari. Per questo, gli appuntamenti di oggi con l'assemblea di Campari, e di domani con Astaldi e Amplifon, sono test importanti per capire l'impatto della riforma. E se, per invogliare altre società ad adottare il voto plurimo, sarà prorogata oltre il 31 gennaio la possibilità che il meccanismo sia accolto dall'assemblea con una maggioranza semplice. Al momento, infatti, questa «facilitazione» scade a fine mese per lasciare spazio a un percorso più tortuoso, l'adozione solo con la maggioranza. Iter che potrebbe toccare a Maire Tecnimont che ha convocato l'assemblea il 18 febbraio.

In concreto, i primi effetti tangibili del voto plurimo saranno visibili solo dal 2017. Per godere di questo privilegio, infatti, bisognerà essere azionisti da almeno 24 mesi registrandosi a uno specifico elenco in 4 date: 1° marzo, 1° giugno, 1° settembre, 1° dicembre. «Dopo di che - spiega un analista - le conseguenze saranno tante e importanti con riflessi sulla contendibilità, e quindi sui corsi dei titoli stessi». In primis, perchè per molti investitori verrà meno l'appeal speculativo. «In soldoni - aggiunge - questo potrà generare performance di Borsa poco appetibili nel breve medio termine. Per non parlare del rischio di overhang (grossi quantitativi di azioni possano finire sul mercato, incidendo negativamente sui prezzi). D'altra parte, viene meno la speculazione, e viene premiato l'investitore più fedele». Infine, la speranza è che questo meccanismo possa «agevolare nuove quotazioni in un Paese dove le medie e piccole aziende familiari restano lontane da Piazza Affari nel timore che il mercato le fagociti». In concreto, se dovesse passare in assemblea, le quattro famiglie di maggioranza (Garavoglia per Campari con il 51%, Astaldi per il gruppo Astaldi con il 52,5%, Fomiggini per Amplifon con il 54,8% e la Glv Capital per Maire con il 55,09%) potranno scendere sotto il 50% delle quote senza perdere il controllo, aumentare il flottante e cogliere opportunità di crescita anche aprendo a nuovi soci.

Sul mercato c'è chi interpreta la mossa con la volontà delle famiglie di blindare il controllo cedendo titoli e facendo cassa. Un sospetto che ha acceso i fondi, fortemente contrari a questa iniziativa, così come Assogestioni, e i proxy advisor Iss e Glass Lewis, che hanno sconsigliato di votare a favore della nuova norma. Nel caso di Campari si va poi a modificare un articolo dello statuto passando da 12 parole («Le azioni sono indivisibili. Ogni azione ordinaria ha diritto a un voto») a 1.200 considerate da Standard Etichs «di complessa lettura e attuazione».

Per oggi è prevista dunque battaglia in assemblea con il presidente Luca Garavoglia pronto a testare la volontà dei «piccoli»: Morgan Stanley (2,04%), Brown Andrew (10,5%) e Independent Franchise Partners (2,02%).

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