Economia

Campari cede Sella & Mosca e si concentra sugli "Spiriti"

Venduti i vini "fermi" al gruppo Moretti (Bellavista) per 62 milioni. Il gruppo tiene le "bollicine" per le sinergie

Campari cede Sella & Mosca e si concentra sugli "Spiriti"

Campari esce dal business dei vini fermi e vende il proprio polo vinicolo, che comprende Sella&Mosca e Teruzzi& Puthod, a Terra Moretti distribuzione, che fa parte del gruppo bresciano della famiglia di Vittorio Moretti, diversificato dall’edilizia al vino, dov’è noto con il marchio Bellavista. Nella società acquirente è presente anche Simest (la società della Cassa Depositi e Prestiti che sostiene le imprese italiane all’estero) ed entrerà il gruppo d’investimenti cinese Nuo. Il valore dell’operazione è di 62 milioni, e comprende i soli asset, senza cassa nè debito; oltre ai marchi, la cessione comprende i vigneti, gli impianti di vinificazione e produzione, il magazzino e gli immobili. Nell’ultimo esercizio (2015) Sella&Mosca, storica azienda sarda, e la toscana Teruzzi&Puthod hanno registrato ricavi da vendite pari a 21,4 milioni e un ebitda di 3,2.

Numeri marginali nel complesso dei conti di Campari, che nel 2015 ha chiuso il bilancio con 1,656 miliardi di fatturato. Sella&Mosca era stata acquistata dal gruppo Saffa-Bonomi nel 2002, e negli anni successivi era parso che il gruppo milanese volesse impegnarsi nel settore vinicolo, che invece è sempre rimasto piuttosto marginale, fino all’inizio del disimpegno, avvenuto nel 2015 con la vendita della cantina Enrico Serafino. Fare liquori e fare vino sono mestieri diversi, che hanno solo nella distribuzione qualche sinergia visibile; il primo rispecchia una mentalità industriale, il secondo artigianale e contadina. Anche il marketing e l’approccio al mercato sono diversi. Non stupisce quindi che, nel vendere Sella& Mosca, Campari tenga in portafoglio Zedda Piras, azienda produttrice del mirto, il liquore tipico della Sardegna, che era stata acquistata insieme ai vini. Il gruppo cede i vini fermi ma resta presente negli spumanti, di cui possiede tre marchi: Riccadonna e Mondoro (che insieme nel 2015 hanno rappresentato il 2% dei ricavi totali) e Cinzano, acquisito nel 1999, del quale fanno parte anche i vermuth, e che lo scorso anno ha pesato per il 5% del fatturato.

Va osservato che tra liquori e spumanti si registrano molte più sinergie, non solo distributive ma anche di prodotto: per esempio l’Aperol Spritz o il Negroni sbagliato, sono cocktail che utilizzano lo spumante. Bob Kunze-Concewitz, capo azienda del gruppo, ieri ha sottolineato che la visione di Campari «è volta a razionalizzare le attività non strategiche e ad aumentare il focus sul core business degli spirits». In Piazza Affari il titolo della società milanese, nella seduta piuttosto piatta di ieri (più 0,08% l’indice Ftse Mib), ha segnato uno strappetto dell’1,46%, mostrando una vitalità ben superiore a quella del mercato e facendo intuire che gli investitori hanno apprezzato la dismissione di un ramo marginale e no-core.

Il titolo ha chiuso la seduta a 9,06 euro, un euro esatto sotto al massimo dei 12 mesi segnato a fine settembre, ma va ricordato che da quasi dieci mesi il prezzo non scende sotto gli 8 euro.

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