Economia

Carige cade e va al test dell'aumento

Il titolo cede l'11%, si parla di uno sconto del 40%. Male pure Creval e Monte Paschi

Carige cade e va al test dell'aumento

Ieri in Piazza Affari si è vissuta l'ennesima giornata di passione per le banche italiane. Alcune sono riuscite a rimbalzare sul finale di seduta e a chiudere in positivo, come Banco Bpm (+2,40%), Bper (+2,11%) e ancora Ubi (1,04%), Unicredit (+0,78%) e Intesa che ha chiuso in parità mentre Mediobanca ha arginato il calo a un -0,3 per cento. Altre - Mps, Creval e Carige - sono state invece travolte dalle vendite.

Partiamo da Siena: i titoli del Monte dei Paschi hanno lasciato sul terreno quasi il 5% a 3,49 euro, aggiornando nuovamente i minimi e portando la capitalizzazione sotto a quota 4 miliardi. Prezzo distante dai 4,28 euro del valore prudenziale indicato dalla banca e dai 4,55 euro della chiusura nel primo giorno del ritorno in Borsa avvenuto il 25 ottobre. Colpa di «situazioni macro a livello europeo», ha detto ieri il presidente, Alessandro Falciai. Senza però specificare quali «situazioni» vista anche la marca indietro della Vigilanza Ue che dopo l'intervento dell'Europarlamento ha preso tempo sulle nuove regole per la gestione degli stock di crediti deteriorati.

Meno «macro» sono di certo le ragioni dei forti ribassi del Credito Valtellinese che continua a pagare l'annuncio della maxi pulizia di sofferenze e dell'aumento di capitale da 700 milioni: ieri il calo è stato del 6,15% a 1,42 euro. «Ci aspettavamo una reazione come quella che c'è stata, adesso l'importante è raggiungere l'obiettivo», ha commentato ieri il presidente Miro Fiordi, aggiungendo che per quanto riguarda il consorzio di garanzia sull'aumento «i contatti sono in corso, per ora la data sicura è quella dell'assemblea del 19 dicembre». Fiordi ha poi aggiunto che, una volta irrobustita la banca, verranno valutate «tutte le opzioni, comprese le aggregazioni».

L'«effetto Creval» in questi giorni ha pesato anche sull'andamento in Piazza Affari di Carige che lunedì varerà l'aumento di capitale da 560 milioni, pilastro del piano di risanamento messo a punto dall'ad Paolo Fiorentino. Ieri, nel giorno del cda riunito fino a tarda serata per fissare condizioni e prezzo della ricapitalizzazione, il titolo dell'istituto ligure ha ceduto l'11,1% a 0,14 euro.

I timori di un aumento iperdiluitiva hanno spinto il mercato a vendere a mani basse: lo sconto delle nuove azioni sul prezzo teorico ex diritto è stato infatti stimato attorno al 40 per cento. Gli investitori si attendono dunque un prezzo particolarmente penalizzante per i soci che non dovessero sottoscrivere e il più invitante possibile per i nuovi entranti. Nel frattempo, i due principali azionisti, Malacalza Investimenti (17,6%) e Compania Financera Lonestar di Gabriele Volpi (6%), si sono impegnati a sottoscrivere l'aumento pro-quota ed eventualmente ad acquistare azioni inoptate.

Anche Roberto Spinelli, figlio di Aldo Spinelli ovvero uno dei più noti terminalisti di Genova che possiede circa l'1,5% di Carige, ieri ha assicurato l'adesione all'aumento sottolineando che «ci sono dei gruppi che dovrebbero sottoscrivere dall'1% al 2-3%».

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