Economia

Carige, Malacalza stoppa l'aumento

L'imprenditore si astiene e fa saltare il quorum: «Non voto al buio». Focus sul piano

Carige, Malacalza stoppa l'aumento

Non passa l'aumento di capitale da 400 milioni di Carige, sottoposto ieri all'assemblea degli azionisti, a causa dell'astensione di Malacalza Investimenti, primo socio con il 27,5%. E la decisione potrebbe costare cara alla banca ligure, oltre a sollevare qualche punto interrogativo sulla tenuta del board eletto a settembre ed espressione dei Malacalza, dopo un'estate resa infuocata dallo scontro con la lista di Raffaele Mincione (5,4%).

Ieri all'assise era presente solo il 40,5% del capitale di Carige, compreso Mincione che ha votato a favore dell'aumento; assente invece Gabriele Volpi, socio al 9 per cento.

«Lasciateci riflettere su tutto» ha detto l'ad Fabio Innocenzi al termine dell'assemblea, rispondendo a chi gli chiedeva se il cda di Carige sentisse ancora la fiducia del suo primo azionista. «Presidente e ad devono parlarsi», ha aggiunto il presidente Pietro Modiano. Anche in Piazza Affari si impone un periodo di riflessione dopo il -84% di quest'anno: il verdetto è atteso il 27 dicembre, alla riapertura dei listino, dopo la pausa natalizia.

La bocciatura o comunque il rinvio della ricapitalizzazione, significa prima di tutto un enorme sforzo economico per Carige: la banca «dovrà pagare 51,2 milioni di interesse all'anno» al Fondo Interbancario che, un mese fa, ha sottoscritto un'emissione da 320 milioni a sostegno della banca, ha ricordato Innocenzi, secondo cui la ricapitalizzazione è «l'unica soluzione possibile perché ci consente di guardare al futuro e di lavorare sul nuovo piano industriale».

Venerdì da Francoforte era arrivato un «regalo di Natale» a Carige: dodici mesi in più per raggiungere i requisiti patrimoniali previsti, fino quindi alla fine del 2019. Il mancato apporto di risorse potrebbe però mettere a dura prova sia il piano industriale atteso entro marzo, probabilmente dopo che la Bce si sarà pronunciata sui requisiti di solidità patrimoniale delle banche italiane - con gli «Srep» - sia la stessa sopravvivenza del gruppo.

«Non c'è tempo. Non si può fare a marzo (il voto sull'aumento di capitale ndr), ci bocciano, ci ammazzano tutti», si è sfogato, a margine dell'assemblea, il presidente Modiano, i cui appelli, così come quelli di Innocenzi, sono però caduti nel vuoto.

L'astensione dei Malacalza, come ribadito dal legale Paolo Ghiglione, «non implica la contrarietà di principio all'aumento di capitale né la bocciatura del cda in cui riponiamo una straordinaria fiducia», tuttavia «finora abbiamo investito 400 milioni e ora la sua partecipazione vale molto poco. Pensate sia normale avallare un'operazione parzialmente al buio che significa che o ci si mettono altri 100 milioni o verremmo diluiti?» Al momento Carige capitalizza 89 milioni. Il legale ha quindi sottolineato la necessità di ottenere maggiori informazioni relative all'ennesima ricapitalizzazione, oltre che in merito al piano industriale, al portafoglio crediti e al percorso di aggregazione indicato dalla Bce come strada di sopravvivenza del gruppo. «Prima di ulteriori sacrifici, bisogna far luce sulle vicende e sul management passato», ha sostenuto l'avvocato dei Malacalza. Tanto più che, come ribadito da Ghiglione «la banca è stata posta in sicurezza grazie al prestito obbligazionario sottoscritto dal Fondo Interbancario, consentendo dunque di rinviare l'assunzione della decisione su una possibile nuova operazione sul capitale a una prossima assemblea».

Nel corso dell'assemblea infine, un socio di minoranza ha ventilato un'azione di responsabilità contro l'ex ad Paolo Fiorentino; Modiano ha rinviato ogni eventuale esame in sede di votazione di bilancio.

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