Economia

Carige, più tempo per il salvataggio

Cade il termine del 17 maggio. Occhio ai tre fondi co-investitori del big americano

Carige, più tempo per il salvataggio

Nel salvataggio di Carige, mandato in stallo dall'improvviso dietrofront di Blackrock, i commissari hanno una nuova carta da giocare: il tempo. Perché secondo quanto risulta il Giornale, il termine del 17 maggio come scadenza fissata per trovare una soluzione di mercato avrebbe riguardato solo l'offerta vincolante della società di investimento Usa, poi sfilatasi dalla partita. Quindi dovrà essere fissata una nuova deadline, senza dover chiedere altri «supplementari» alla Bce, concedendo un po' più margine per trovare chi metterà sul piatto la fiche da 400 milioni per coprire una parte degli oltre 720 milioni necessari.

Un possibile Piano B sarebbe la «promozione» sul campo di tre grandi fondi di private equity che stavano già studiando l'operazione come coinvestitori di Larry Fink in regime di due diligence e quindi conoscono i numeri del piano di ristrutturazione preparato dai commissari. Uno di questi potrebbe dunque sostituirsi con il ruolo di capofila che prima era stato chiesto da Blackrock. Se anche questa speranza sfumasse, di alternative ne restano poche: ci sarebbe l'intervento dello Stato con una ricapitalizzazione precauzionale, già autorizzata per legge ma che richiede che la banca sia solvibile. Una terza strada tutta da verificare è quella di coinvolgere il Fondo di tutela dei depositi, il cui ramo volontario ha già l'impegno a trasformare in capitale circa 320 milioni. Una recente sentenza della Corte Ue per il caso di Tercas, ha dato ragione all'Italia contro la Commissione Ue che finora non aveva permesso un intervento preventivo del fondo per evitare fallimenti bancari.

Nel frattempo, le altre banche si preparano ad aprire il paracadute «di sistema» probabilmente, riferiscono alcune fonti, anche su sollecitazione di Bankitalia. Come Jean Pierre Mustier di Unicredit, che si è dichiarato pronto a fare la sua parte, ieri l'ad di Unipol, Carlo Cimbri, ha assicurato: «Se il sistema partecipa è difficile che possa sottrarsi una banca delle dimensioni di Bper» di cui la compagnia bolognese avrà il 20% entro giugno. Non si espone, invece Intesa Sanpaolo: «In questo momento sono al lavoro le istituzioni e gli organi che hanno in gestione la banca e quindi non faccio commenti», ha detto ieri il presidente Gian Maria Gros-Pietro.

In questo «limbo» la rinuncia di Blackrock non sembra avere innescato per ora una fuga di liquidità da Carige. «Il livello si è mantenuto stabile», ha detto a Bloomberg uno dei tre commissari, Raffaele Lener. Il livello di liquidità si è mantenuto come nei giorni precedenti, intorno ai 3,5 miliardi in termini di attività stanziabili (2,7 miliardi il dato di gennaio). A Palazzo Chigi i radar sono accesi e le dita incrociate perché il rischio è che il governo rimanga con un pericoloso cerino in mano. Alla vigilia delle elezioni europee.

«La nazionalizzazione? Non si può escludere nulla, il crollo di Carige rischierebbe di portarsi dietro anche quello di altre banche», ha detto il viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Edoardo Rixi.

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