Economia

In ChiantiBanca è guerra sulla corsa alla presidenza

Bini Smaghi si ricandida ma deve fare i conti con la lista dei «dimissionati» da Bankitalia

Camilla Conti

In Toscana qualcuno vuol tornare ad avere una banca. E non è il Monte dei Paschi. Anche se la sede legale è a due passi da Siena, a Monteriggioni. L'istituto al centro dell'ultima battaglia di potere si chiama ChiantiBanca e da aprile 2016 è presieduta da Lorenzo Bini Smaghi, ex membro del consiglio direttivo della Bce e attuale presidente di Société Génerale. Il problema è che Bankitalia ha acceso i riflettori sulla gestione precedente, in particolare su un prestito facile concesso tra il 2014 e il 2016 che ha fatto impennare la quantità di credito deteriorato ben oltre il livello di guardia.

Le rettifiche e svalutazioni hanno portato il passivo in bilancio a 90,4 milioni, coperto interamente dalle riserve della banca. Il 10 marzo scorso si sono dimessi lo storico direttore generale, Andrea Bianchi, e cinque consiglieri di amministrazione. La pulizia nei conti e il rinnovo del cda dovranno essere approvati dall'assemblea dei soci che si terrà domenica 14 maggio ma alla lista che sostiene la conferma di Bini Smaghi, che anche Bankitalia sembra aver scelto come garante della ripartenza, se ne è contrapposta un'altra battezzata «Fedeltà alla storia e alla cooperazione». Quest'ultima non è ancora riuscita a esprimere un candidato presidente alternativo a Bini Smaghi (il commercialista Gian Pietro Castaldi, indicato inizialmente, ha deciso di fare marcia indietro). Ma, sono i timori dello stesso banchiere, potrebbe celare un tentativo di ritorno al passato: ovvero la risalita dei vertici dimissionati dalla Vigilanza. Insomma, una specie di sabotaggio «perché chi si presenta contro non può evitare di essere associato a chi c'era prima, a chi porta la responsabilità delle perdite», ha dichiarato Bini Smaghi in un'intervista lo scorso 7 maggio.

Lo scontro sulla governance di ChiantiBanca ha sullo sfondo la gara fra Iccrea e Cassa Centrale del Trentino a chi conquista più Bcc sotto la sua ala: le due holding, attorno alle quali ruota la riforma del credito cooperativo, stanno infatti facendo campagna acquisti per reclutare il maggior numero possibile di future socie-controllate. Ebbene, Bini Smaghi intende traghettare l'istituto toscano verso Cassa Centrale invece che restare in Iccrea come vuole la lista avversaria.

Ma la partita è anche politica: tra gli «anti» Bini Smaghi (che di recente sembra aver preso le distanze da Renzi, sostenuto ai tempi della prima Leopolda) c'è la Federazione Toscana delle Bcc: il presidente è Matteo Spanò, fedelissimo dell'ex presidente del Consiglio, e il capo dell'ufficio legale è Simone Pistelli, fratello di Lapo (ex sottosegretario agli esteri di Renzi e oggi vice presidente dell'Eni).

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