Economia

Cinque anni di stipendio ai licenziati dall'Alitalia

Un pilota di 50 anni riceverà 6mila euro al mese. A pagare anche i passeggeri sotto forma di tasse aeroportuali

Cinque anni di stipendio ai licenziati dall'Alitalia

Nel riassetto complessivo di Alitalia, il tema cruciale dei prossimi giorni sarà la gestione dei 2.171 esuberi: che anche questa volta, stando ai calcoli fatti da L'Espresso , faranno degli ex dipendenti della compagnia un esercito di privilegiati.

Il 10 settembre scade il termine per richiedere all'azienda la messa in mobilità volontaria; dal 15 settembre si provvederà d'ufficio. La mobilità (ovvero, il licenziamento) riguarderà 980 persone, perché le altre saranno ricollocate in altre società (Poste, Atitech, Etihad) o riassorbite nella stessa Alitalia. La mobilità richiesta oppure subìta comporta una differenza: solo a chi la chiede viene riconosciuto un incentivo di 10mila euro.

Ma a tutti i 980 saranno garantiti cinque-anni-cinque di un assegno pari all'80% della retribuzione degli ultimi 12 mesi. La cifra ha per parametri età e anzianità, ma L'Espresso ha calcolato che un pilota (la categoria meglio retribuita) di 50 anni percepirà 6mila euro al mese; cifra stridente se si fa il confronto con l'assistenza garantita dall'Inps ad altre categorie non aeronautiche: un massimo di 1.100 euro al mese per due anni. Invece l'Alitalia, sulla quale in questi casi grava ancora la vecchia immagine di carrozzone pubblico e assistito, gode di condizioni straordinariamente migliori, anche se nel 2008 i benefici per 7.500 dipendenti furono fissati addirittura per sette anni, sempre all'80% dello stipendio.

Non si tratta, tuttavia, di un costo per i contribuenti tout court . Gli assegni a chi resterà senza lavoro saranno pagati dal Fondo speciale per il trasporto aereo, un istituto appositamente creato nel 2008 per agevolare l'operazione Cai-Capitani coraggiosi. Esso è a carico delle compagnie (in parte maggiore) e dei lavoratori (minore), che versano in tutto lo 0,5% del monte retribuzioni; ma soprattutto dei passeggeri che partono dagli scali italiani, che pagano (in genere senza saperlo) 3 euro a testa. Si tratta di un contributo annacquato nella somma complessiva degli oneri aeroportuali. Visto che le partenze sono circa 60 milioni all'anno, è evidente che si tratta di una bella cifra.

Il fondo fu creato, ovviamente, per l'intero settore; così allo stato attuale sono «sovvenzionati» oltre 13mila dipendenti di compagnie aeree italiane e straniere con sede in Italia; oltre ai rimanenti 3.920 dell'ex Alitalia pubblica e ai 3.259 dell'attuale Alitalia-Cai, i viaggiatori pagano di tasca loro anche esuberi di Air France, British, Aeroflot, Lufthansa e di compagnie di Libia, Yemen, Siria, per effetto della chiusura di uffici in Italia. Pochi altri settori possono far conto su benefici così generosi.

Gli accordi sindacali in base ai quali saranno assistiti gli esuberi sono stati sottoscritti dalle sigle confederali e dalle associazioni professionali, ma non dalla Cgil; sono comunque validi perché i firmatari rappresentano circa l'80% dei lavoratori.

Quello che manca è il decreto attuativo del ministero del Lavoro, ma dev'essere questione di giorni.

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