Economia

La Consob tedesca denuncia l'ex cda Volkswagen

L'Authority «vede» una manipolazione di mercato legata al dieselgate. La posizione di Pötsch

Pierluigi Bonora

Vigilia turbolenta per l'assemblea degli azionisti del Gruppo Volkswagen, in programma dalle 10 di questa mattina a Hannover, aperta da Hans Dieter Pötsch e Matthias Müller, rispettivamente presidente del Cds e ceo. Bafin, cioè la Consob tedesca, ha denunciato l'intero ex consiglio di amministrazione di Volkswagen per possibile manipolazione del mercato legata allo scandalo delle emissioni truccate. L'Authority, oltre a considerare per l'ex board una responsabilità collettiva nel «dieselgate«, chiede ai pm di Branschweigh, città della Bassa Sassonia, che hanno già avviato un'indagine sull'ex ceo Martin Winterkorn e il capo del marchio Volkswagen, Herbert Diess, di allargare l'inchiesta ad altri dirigenti. A settembre, quando deflagrò il dieselgate, sia l'attuale ceo Müller sia il presidente Pötsch erano membri del cda, il primo alla guida di Porsche e il secondo come direttore finanziario. Gli inquirenti devono accertare l'esistenza di «indizi reali» sul fatto che sia stata violata la legge non informando tempestivamente gli investitori sulle conseguenze dello scandalo. Le mosse della Procura e della Consob tedesche sarebbero arrivate nell'immediata vigilia dell'assemblea solo per una coincidenza. Non ci sarebbero, dunque, ipotetiche manovre esterne destabilizzanti. Ciò non toglie che le due azioni saranno argomento di discussione, con Pötsch (la sua posizione si sarebbe indebolita) e Müller chiamati a dare spiegazioni.

Più che certa, invece, la dura contestazione da parte dei piccoli investitori e delle associazioni che li rappresentano. «Sarà una seduta molto calda e diversa da quelle che si sono svolte nel passato», ha avvertito Ulrich Hocker, che guida un'associazione di piccoli azionisti, nonché veterano delle assemblee Vw. Gli investitori di minoranza controllano solo l'11% del capitale, mentre il pacchetto di maggioranza (52%) è custodito nello scrigno delle famiglie Porsche e Piëch. Gli altri soci di peso sono, con un altro 20%, la regione della Bassa Sassonia e l'Emirato del Qatar (17%). L'assise, slittata per dar tempo al board di rivedere conti e piano d'azione in funzione dello scandalo, deve approvare il bilancio 2015, il primo in perdita (1,6 miliardi) dal 1993, con un taglio della cedola del 97% e accantonamenti per 16,2 miliardi. Müller, inoltre, illustrerà le linee strategiche che porteranno Vw a produrre, entro il 2025, una trentina di modelli elettrici.

«Siamo davanti a un cambiamento epocale», dice il ceo.

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