Economia

Consob toglie il «tappo» I fondi vendono Mps

Finisce il divieto di operare allo scoperto e il titolo cade (-4,9%)

Mps cade in Borsa nel giorno in cui le vendite allo scoperto sono tornate legittime e chiude a 0,46 euro (-4,9%). Ieri infatti è scaduto il divieto di «short» imposto da Consob lo scorso 27 ottobre, all'indomani della pubblicazione degli esiti degli stress test (che per Rocca Salimbeni hanno evidenziato un deficit di capitale di 2,1 miliardi) e poi prorogato l'11 novembre. All'orizzonte intanto sale la tensione in vista del via libera da parte della Bce al piano di salvataggio che dovrebbe passare da un aumento di capitale da 2,5 miliardi (oltre alla carenza di capitale, l'operazione coprirebbe il residuo dei Monti Bond). Per il segnale atteso da Francoforte c'è chi parla del 4 e chi del 18 febbraio, quel che è certo è che, mentre i giorni passano, la speculazione cresce.

L'aumento di primavera sarà un'altra volta colossale, persino superiore all'attuale capitalizzazione di Borsa (2,35 miliardi). Il che significa che l'operazione porterà quanto meno al raddoppio dei titoli in circolazione e al conseguente dimezzamento dell'utile per azione, con una diluizione ancora maggiore se ci sarà, come prevedibile, uno sconto sui titoli di nuova emissione. «Gli investitori temono che una simile ricapitalizzazione monstre mandi al tappeto le quotazioni del titolo»- sostiene un analista che preferisce l'anonimato. Attese fosche anche per Vincenzo Longo, strategist di IG secondo cui: «Il titolo è ancora ben lontano dall'aver toccato il fondo». Gli esperti prevedono quindi nuovi scossoni sul mercato per Rocca Salimbeni, tanto più che le finestre per vendere allo scoperto saranno piuttosto ridotte. È infatti prevedibile che Consob, come sempre avviene in casi simili, vieti lo short a ridosso della ricapitalizzazione attesa in primavera. «Per vendere allo scoperto è quindi proprio il caso di dire ora o mai più»- commenta l'analista, sottolineando poi che, in mancanza del prezzo di ricapitalizzazione, «il crollo di Borsa generato dalle vendite allo scoperto potrebbe avvantaggiare diversi soggetti, tra cui proprio i potenziali acquirenti alla finestra per entrare in Mps dalla porta principale». E in effetti il toto-nomi sul possibile cavaliere bianco in vista è partito da tempo.

Anche la lista di chi si sfila dall'operazione si allunga. Ultimo in ordine di tempo Luca Remmert, presidente della Compagnia di San Paolo, che ieri ha dichiarato di non aver «mai pensato, nemmeno per un momento, di prendere in considerazione situazioni come quelle di Mps o Carige». Nessuna novità infine dal cda in programma ieri.

Per i temi bollenti è tutto rinviato all'11 febbraio, data prevista per l'approvazione degli schemi di bilancio 2014.

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