Economia

PopBari, via libera al decreto: il governo sborsa 900 milioni

Verso il decreto per la banca pugliese. Di Maio: "Se interveniamo, sarà nazionalizzata". Da Iv critiche e prese in giro

PopBari, via libera al decreto: il governo sborsa 900 milioni

La questione della banca Popolare di Bari tiene ancora banco nel governo. Dopo che venerdì è arrivata la notizia del commissariamento dell'istituto di credito, i renziani avevano fatto saltare il tavolo e il premier Giuseppe Conte era stato costretto a chiudere dopo due ore il Consiglio dei ministri straordinario senza trovare un accordo.

Questa sera l'esecutivo è di nuovo riunito a Palazzo Chigi per varare il decreto di salvataggio che vuol trasformarla in banca d'investimento. Sul tavolo ci sono fino a 900 milioni di euro di Mediocredito Centrale attraverso Invitalia. Si tratta di un fondo di garanzia uguale alle coperture stanziate precedentemente per il salvataggio dell'istituto ligure Carige.

Ma le tensioni sono tutt'altro che superate. Già nel pomeriggio fonti di Italia Viva si erano scagliate contro l'annuncio di creare una "banca di investimento", come recita anche l'ordine del giorno del Cdm. "Non c'e ragione di far arrivare la propaganda sino ai titoli dei decreti", avevano spiegato le stesse fonti alle agenzie di stampa, sottolineando come si tratti in realtà di una ricapitalizzazione di una banca.

Il tono è quello dello sfottò: "Nuove frontiere della tecnica legislativa: nel titolo del decreto sulla Popolare di Bari si citano misure per la realizzazione di una banca d'investimento - manco fossimo a Wall Street - quando nel testo non si nomina neanche una volta una banca di investimento", aveva ironizzato qualcuno, "L'impressione è che l'ossessione degli slogan stia debordando pure nei titoli dei decreti. Non c'è nulla di male a dire le cose come stanno: si sta ricapitalizzando la Banca popolare di Bari. Punto".

E poco dopo è il capogruppo dei renziani, Luigi Marattin, a uscire allo scoperto con un post su Facebook: "A Palazzo Chigi si è passati dalla “merchant bank dove non si parla inglese” (cit) dei tempi di D’Alema, all’investment bank", scrive.

Intanto, se da ieri Giuseppe Conte ripete che farà "una grande banca del Sud", Luigi Di Maio replica a Renzi citando il caso di Banca Etruria: "Non faremo perdere soldi ai risparmiatori e tantomeno ripuliremo con soldi pubblici la banca per venderla a banche private", dice, "Vogliamo intervenire in due modi. In Consiglio dei ministri si portano nomi e cognomi di chi ha preso i soldi e non li ha restituiti, i soliti prenditori vicini alla politica, non gli imprenditori onesti che tirano avanti la carretta. Il secondo è conoscere tutti i verbali delle ispezioni fatte da chi doveva controllare. Dopo di che se si deve fare un intervento quella banca va nazionalizzata, torna agli italiani e cominciamo fare un banca pubblica per gli investimenti per aiutare le imprese sul territorio.

Noi ci prendiamo la banca e cominciamo a prestare i soldi alle imprese oneste sul territorio".

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