Economia

Al Corriere è guerra anche sui bonus

Mentre continua il braccio di ferro tra Elkann e Della Valle, la redazione fa muro contro gli incentivi a Scott Jovane e a 20 manager. Slitta il cda, oggi giornalisti in assemblea

Al Corriere è guerra anche sui bonus

Acque sempre più agitate a Rcs. All'ultimo momento il cda previsto ieri pomeriggio è stato rinviato a venerdì 28, ufficialmente per «impegni imprevisti di alcuni consiglieri»: ma il vero imprevisto probabilmente è stato il comunicato dei comitati di redazione del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport - insieme alla rappresentanza sindacale di Rcs Quotidiani - che «invitano il consiglio di amministrazione a respingere il piano per il riconoscimento di bonus all'amministratore delegato Pietro Scott Jovane e a venti manager di prima fila». E per oggi è convocata l'assemblea straordinaria dei giornalisti: non si esclude lo sciopero.

Da uno a tre anni di remunerazione: tanto varrebbero - secondo Milano Finanza.it, che ha pubblicato la notizia nel pomeriggio - i premi per i dirigenti di Rcs, legati al raggiungimento degli obiettivi del piano triennale, compreso l'ulteriore taglio dei costi. In realtà, il tema non era all'ordine del giorno del cda, almeno ufficialmente. Ma in un momento in cui gli «stipendi d'oro», a qualunque titolo percepiti, sono nell'occhio del ciclone, una notizia del genere non poteva certo passare inosservata: e non lo è stata. «Questa decisione - si legge ancora nella nota degli organismi sindacali - verrebbe vissuta come una beffa vergognosa ed eticamente inaccettabile da tutti i dipendenti di Rcs Mediagroup che hanno accettato la ripartizione dei sacrifici necessari, a cominciare dal taglio dei posti di lavoro, per il rilancio del gruppo». Che, dopo aver chiuso il 2013 in perdita - sia pure dimezzata rispetto all'anno precedente - vede «rosso» anche per il 2014, anche se stemperato da un possibile ritorno alla crescita a livello di fatturato.I nodi da sciogliere all'interno del gruppo però sono ancora molti: ed è questo l'altro motivo che sta dietro all'improvviso rinvio del cda di ieri. La guerra per il controllo del Corriere della Sera è ben lontana dal concludersi: e la resa dei conti finale, che ha mancato l'appuntamento del 10 marzo, potrebbe essere solo rinviata.

Non ci sono state, è vero, le temute dimissioni nel cda, ma questo non significa che i dissidi tra i soci siano stati ricomposti: è stata solo una tregua, mentre si ridefiniscono gli equilibri interni, ancora in evoluzione. Decisivo doveva essere il cda di ieri: la riunione era stata fissata proprio «per completare l'esame dei punti all'ordine del giorno e provvedere alla chiamata dell'assemblea prevista l'8 maggio in unica convocazione, al fine di consentire, alla luce dell'ampliamento del flottante, la più ampia partecipazione ai lavori assembleari». Il rinvio potrebbe dare qualche chance in più di trovare un'intesa.

Nel braccio di ferro Della Valle-Elkann tentano dunque di inserirsi i «pacieri», banche in primis: ma c'è bisogno di tempo. Si cerca di arrivare all'intesa tra gli azionisti di peso, o almeno a una soluzione negoziata, perché altrimenti incombono le azioni di responsabilità - già più volte minacciate dal patron di Tod's - e sarebbero un problema per tutti.

Quindi, se gli azionisti non trovano un punto comune, sarà quasi certamente il cda a trovarlo e proporlo in assemblea.

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