Economia

Così gli editori potranno difendere il "copyright"

Così gli editori potranno difendere il "copyright"

«Con la sentenza numero 3512/2019 del Tribunale di Roma, i giudici hanno condannato il colosso social americano sia per violazione del diritto di autore, sia per diffamazione perché al video sono stati pubblicati commenti volgari, segnalati e mai cancellati per circa due anni», spiegano gli avvocati di Mediaset, Stefano Previti e Alessandro La Rosa. Il giudice ha condannato il gruppo di Zuckerberg a risarcire la cantante con 15mila euro, e la controllata di Mediaset, Rti, con 15.595 euro (più gli interessi legali).

L'importanza di questa sentenza va però al di là dell'entità dei risarcimenti perché apre un precedente che potrebbe condizionare le norme future sulla protezione del copyright sul web e sui social. Lo scorso 13 febbraio, Parlamento, Consiglio e Commissione Ue hanno infatti trovato un accordo sulla riforma del copyright il cui obiettivo è quello di conferire ai titolari dei diritti (artisti, musicisti ed editori) un potere contrattuale migliore per esigere il pagamento da servizi internet gratuiti come piattaforme e motori di ricerca, per citarne uno su tutti Google. Ne è seguita una guerra tra gli editori e i creativi da una parte che vogliono essere meglio retribuiti e i giganti digitali dall'altra.

Nel caso della carta stampata, la condivisione di frammenti di articoli non sarà soggetta al diritto d'autore. Tuttavia, l'accordo contiene anche misure per evitare che gli aggregatori di notizie abusino di questa concessione. Il cosiddetto «snippet» (ritaglio), potrà quindi continuare ad apparire nella sezione notizie di Google News, ad esempio, o ad essere condiviso su Facebook, a condizione che il testo sia molto breve. «La responsabilità del provider nell'uso illecito dei contenuti nasce dalle segnalazioni.

Se nonostante le diffide i video o gli articoli non vengono rimossi, bisogna far partire le vertenze legali», aggiungono i due avvocati.

Commenti