Economia

È il D-day del fondo «salvabanche»

Oggi il summit al Tesoro. Verso un'adesione in due fasi

Massimo Restelli

L'appuntamento è per questa sera alle 18 nella sede del Tesoro: a meno di intoppi il governo, i capi azienda delle prime banche italiane e le fondazioni coordinate dal presidente dell'Acri e di Cariplo Giuseppe Guzzetti plasmeranno in una riunione di sistema l'atteso «salvabanche-bis». Si tratta del fondo, 3 miliardi la dotazione iniziale per poi salire a 7, che farà da paracadute alle ricapitalizzazioni imposte dalla Bce e da compratore di ultima istanza delle sofferenze. L'annuncio è atteso entro domani. Evidente l'obiettivo: dotare il sistema bancario e quindi il Paese, di uno scudo protettivo, che renda più difficile per il mercato «ricattare» gli istituti di credito. In pratica evitare l'effetto panico sorto in Borsa davanti al valore delle sofferenze di Etruria, Marche, Carife e CariChieti (17 centesimi ogni 100) salvate dal Fondo di risoluzione e dall'offerta di Apollo per Carige.

Il primo test, dopo le voci che sabato davano per sfumato l'interesse di Fortress, sarà proprio l'aumento da 1,7 miliardi di Popolare Vicenza, finora assistita da Unicredit, che sta sondando gli istituzionali in vista della quotazione in Borsa attesa il 3-4 maggio.

Tornado al «salvabanche», tutto ruoterà attorno a un'apposita Sgr (probabilmente «Questio» della stessa Fondazione Cariplo, preventivamente ricapitalizzata), dotata di due «comparti» predefiniti (uno per gli aumenti, l'altro per i crediti deteriorati). Alla Sgr dovrebbero aderire da subito non più i soli i big, ma buona parte dei primi 10 istituti del Paese. La classifica dei contributi, sembra proporzionale alle masse, vedrebbe in testa Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ubi (per uno sforzo complessivo stimato di 1,5 miliardi), quindi appunto le banche medie (500 milioni), il fronte delle Fondazioni (sempre per 500 milioni), a partire dalla stessa Cariplo e Compagnia di Sanpaolo). Il Tesoro assicurerà invece il proprio contributo attraverso la Cassa depositi e prestiti, (200-300 milioni, calibrati per colmare la differenza non versata dai privati). A questa pattuglia si aggiungerebbero, ma forse solo in una seconda fase, i big delle assicurazioni, come Generali e Unipol, anch'esse invitate al summit odierno in via XX Settembre. Non dovrebbero invece aderire nè il Banco Popolare, convinto di poter fare da sè nell'aumento da un miliardi funzionale alle nozze con Bpm, nè Fondazione CariVerona.

L'esecutivo dovrebbe poi assicurare alcuni sgravi fiscali.

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