Economia

Il Dieselgate travolge l'ex capo di Vw

La giustizia tedesca accusa di frode Winterkorn, al timone del gruppo fino al 2015

Il Dieselgate travolge l'ex capo di Vw

A meno di quattro anni dal dieselgate di Volkswagen, l'ex ad Martin Winterkorn, dimessosi in seguito allo scandalo, ora rischia grane serie con la legge. Lenta ma puntuale, la giustizia tedesca ha ripreso in mano il dossier costato finora al gruppo quasi 30 miliardi soprattutto negli Usa, 1,8 miliardi per multe in Germania oltrechè la caduta di teste varie e un forte danno d'immagine. A finire nel mirino adesso è Winterkorn, in carica dal 2007 al 2015. Il procuratore di Brunswick lo ha messo sotto accusa per «frode» e «violazione della legge contro la concorrenza sleale». Winterkorn è accusato di «non aver rivelato alle autorità e ai clienti, in Europa e negli Usa, la manipolazione dei motori diesel dopo esserne venuto a conoscenza», proprio lui - ingegnere - che si è sempre vantato di conoscere ogni bullone delle auto Volkswagen.

Nei guai con la giustizia, con l'ex ad, ci sono anche quattro (ex?) manager del gruppo la cui identità resta, per ora, top secret. Gli inquirenti ritengono che l'ex numero uno sapesse delle centraline taroccate almeno dal 25 maggio 2014.

Negli Usa, dove tutto è nato e Volkswagen si è dichiarata colpevole di frode e ostruzione della giustizia, 8 attuali ed ex dirigenti, tra cui lo stesso Winterkorn, sono stati incriminati per «frode» e «cospirazione». Da parte sua, il colosso tedesco si trincera dietro questa frase: la richiesta della Procura di rinvio a giudizio è il risultato di «indagini contro individui sui quali Volkswagen non desidera pronunciarsi».

Una grossa mina vagante è rappresentata, inoltre, dalle class action aperte in Europa dove i sottoscrittori, appoggiati dalle associazioni dei consumatori, denunciano una disparità di trattamento rispetto agli automobilisti americani le cui vetture sono risultate illegali. In Germania, l'azione contro Vw ha raccolto 410mila consumatori, mentre in Italia, il prossimo 8 maggio, il tribunale di Venezia discuterà la class action intentata da Altroconsumo: circa 80mila le adesioni ricevute dall'associazione. Il dieselgate, dunque, è arrivato a un nuovo importante snodo, sia per quanto riguarda l'ex ad Winterkorn sia per i possibili risvolti che la vicenda avrà in Europa. L'esito della class action italiana è infatti guardato con particolare attenzione dalle associazioni dei consumatori di tutta Europa, in quanto determinerà un precedente. Il Codacons, in proposito, se la prende anche con il governo italiano, «per non aver ancora adottato provvedimenti contro Volkswagen». «L'Italia - viene precisato - resta l'unico Paese a non avere elevato multe nei confronti della Casa automobilistica».

Il dieselgate, affiorato nel 2015 con il coinvolgimento di 11 milioni di veicoli del gruppo tedesco, ha contribuito a creare un'emergenza emissioni, portando l'intero settore a indirizzarsi verso motorizzazioni sempre più virtuose. E Volkswagen, responsabile dello scandalo, è in prima linea attraverso forti investimenti nell'elettrificazione dei propri prodotti e nei nuovi servizi per la mobilità.

Il Consiglio europeo, intanto, ha adottato le nuove norme sulle emissioni di anidride carbonica per le auto e i veicoli commerciali leggeri. L'obiettivo, spiega una nota di Bruxelles, è fare in modo che dal 2030 auto e furgoni nuovi generino in media, rispettivamente, emissioni di CO2 inferiori del 37,5% e del 31% rispetto ai livelli del 2021. L'impegno di riduzione delle emissioni sarà distribuito tra i costruttori sulla base della massa media del loro parco veicoli.

È recente, in proposito, l'accordo di Fca con Tesla, che produce solo macchine elettriche, quindi a zero emissioni, che mira ad allineare le emissioni di CO2 della gamma italo-americana in vista dei nuovi limiti.

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