Economia

La (difficile) sfida del risparmio

Al risparmiatore italiano non importa un bel nulla della giornata mondiale del risparmio. E, molto probabilmente, ne ignora pure l'esistenza. Comunque è andata in scena il 31 ottobre. Non metto volutamente l'anno perché tanto la musica è sempre la stessa: buoni propositi, riflessioni a partire dalla solita ricerca, qualche intenzione programmatica. Poi, domani è un altro giorno e si vedrà. I momenti solenni passano, quel che resta è la situazione oltremodo complessa. Su una materia così delicata come il risparmio.

Una cosa andrebbe compresa: la ripresa non può fare a meno della linfa vitale dei nostri risparmi. Ma perché si riaccenda questa relazione virtuosa occorre uno scatto di chiarezza e trasparenza da parte di tutti i protagonisti, decisori politici in primis. La prima preoccupazione non deve essere di organizzare la raccolta. Prima di raccogliere urge tornare a seminare con giudizio. Il risparmiatore viene da anni vissuti pericolosamente tra l'incudine di metodi poco edificanti utilizzati da molte insegne del credito e il martello di aggressivi promotori finanziari dediti a realizzare nonostante i venti di tempesta. Che sia sfiduciato è più che normale. E lo spettacolo avvilente di questi giorni su Bankitalia (che dire dei suoi litigi con Consob?) non rasserena.

Concordo con il presidente di Acri Giuseppe Guzzetti quando afferma che il risparmio necessita di cure e tutele perché coinvolge in profondità l'esistenza di tutti. Ma curarlo e tutelarlo significa voltare drasticamente pagina. E' intollerabile che si continui a giocare sulla pelle delle nostre esistenze. Nessuno pretende il tutto e subito ma un piano serio e a lunga gittata questo sì. La fiducia è un grande valore, tra i primi in assoluto. E un suo deficit impatta drammaticamente sul pil. La finanza e la politica hanno molto da farsi perdonare. Agiscano. Ora!

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