Economia

Domani il ricorso di Vivendi in tribunale

Il giudice dovrà decidere se ammettere al voto i francesi, contrari alla fusione

Domani il ricorso di Vivendi in tribunale

È stata fissata per domani, 29 agosto, l'udienza per discutere il ricorso d'urgenza presentato da Vivendi, controllata da Vincent Bollorè (nella foto), per essere ammessa al voto all'assemblea Mediaset del 4 settembre con il pacchetto detenuto direttamente pari al 9,99% del capitale. In realtà Vivendi aveva chiesto di essere ammessa al voto senza sentire la parte avversa mentre il giudice ha fissato l'udienza in cui i francesi dovranno spiegare per quale motivo, sapendo dallo scorso giugno di questa assemblea, hanno chiesto solo all'ultimo momento, ossia l'altro ieri, di essere ammessi al voto ricorrendo al tribunale.

Ad ascoltare le parti sarà il giudice Amina Simonetti, la stessa che aveva deciso di non ammettere al voto Simon Fiduciaria, il trust in cui Vivendi ha messo il 19,8% della quota Mediaset, che è pari al 28,8%. Certo un risultato Vivendi l'ha ottenuto dato che ieri il titolo del Biscione è sceso in Borsa dell'1,2%, restando sopra (2,93 euro) al prezzo di recesso fissato a 2,77 euro. Se Vivendi dovesse ottenere quanto richiesto voterebbe contro con il suo 9,99% al progetto di fusione tra Mediaset con la sua controllata spagnola e potrebbe esercitare il diritto al recesso.

Certo non è facile bloccare la fusione dato che Fininvest, la holding che controlla Mediaset, ha il 44% del capitale. L'operazione per passare necessita dei due terzi di voti favorevoli in assemblea quindi Vivendi dovrebbe riunire almeno un altro 10% di soci dissenzienti. Mentre in Spagna serve la maggioranza semplice che è facilmente raggiungibile visto che Fininvest ha il 53% del capitale. Se Vivendi decidesse comunque di esercitare il recesso la minusvalenza sarebbe di 315 milioni di euro dato che ha in carico la quota (9,9%) a 3,7 euro per azione.

Certo metterebbe in difficoltà l'operazione dato che Mediaset ha fissato in 180 milioni l'importo massimo da pagare agli azionisti contrari al progetto.

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