Economia

Draghi: «Grazie al bazooka +3,6% il Pil dell'eurozona»

«L'inflazione resta bassa, prima di cambiare il Qe serve prudenza. La ripresa è al di sopra delle aspettative»

Rodolfo Parietti

Prudenza e persistenza sono le virtù incardinate da Mario Draghi sulle linee guida che ispireranno la Bce nei prossimi mesi. Un doppio binario che indica come non sia ancora giunto il momento per condurre verso il binario morto tutte le politiche di sostegno fin qui adottate. Di tapering, dunque, non si deve neppure discutere. E a Sintra, nel suo intervento d'apertura al forum delle banche centrali, il presidente dell'Eurotower lo fa ben intendere quando mette in contrapposizione la ripresa dell'economia «al di sopra del trend e ben distribuita in tutta l'area» con l'ancora debole - e per certi verso non previsto - andamento dell'inflazione. Da questo rebus irrisolto deriva la necessità di mantenere «un considerevole livello di accomodamento monetario perché le dinamiche inflattive diventino durevoli e auto-sostenibili - spiega Draghi - . Così per noi per assicurare il ritorno dell'inflazione ai nostri obiettivi, dobbiamo essere persistenti nella nostra politica economica». E, al tempo stesso «abbiamo bisogno di prudenza. Poichè l'economia è in ripresa, dobbiamo avere gradualità nell'aggiustamento dei nostri parametri di politica monetaria».

Rispetto a quanto dichiarato durante la conferenza stampa di Tallin, sede dell'ultima riunione all'inizio del mese della banca centrale, Draghi non ha insomma spostato di una virgola le proprie convinzioni. La difesa a oltranza del quantitative easing, destinato a proseguire almeno fino alla fine dell'anno, continua senza cedimenti. Anzi. Draghi ricorda come dall'avvio delle misure non convenzionali il Pil dell'eurozona sia cresciuto del 3,6%, un'espansione «più alta di quella degli Usa dopo il Qe1 e Qe2 e un punto percentuale più basso dopo il Qe3», e l'occupazione sia salita di «oltre quattro milioni».

È quindi lecito attendersi, nei prossimi mesi, un atteggiamento improntato al wait and see da parte della banca centrale. Solo a fronte di cambiamenti radicali dell'andamento dell'inflazione, ovvero una risalita dei prezzi ritenuta sostenibile anche in assenza del bazooka, Draghi comincerà a mettere sul tavolo il dossier che riguarda l'uscita dalle misure d'emergenza. Ciò potrebbe avvenire all'inizio del 2018, ma anche più tardi. Di sicuro, rispetto a qualche mese fa, c'è stato uno scatto in avanti che permette di sgomberare il terreno dai problemi del recente passato: «Le forze deflattive sono state sostituite da quelle reflazionistiche», ha detto l'ex governatore di Bankitalia. Inoltre, c'è in Europa «una ritrovata fiducia nei processi di riforma e un ritrovato supporto per la coesione europea, che può aiutare a liberare una domanda inespressa e investimenti».

Elementi che possono aiutare a spazzare via quella cappa di incertezza che negli scorsi anni «ha agito come un freno nella fiducia e negli investimenti. Oggi - conclude Draghi - le cose sono cambiate.

I venti politici stanno diventando venti in poppa».

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