Economia

Draghi ripone il bazooka: a gennaio addio al Qe. Poi lancia l'allarme sul debito

Draghi conferma la fine del quantitative easing a gennaio. Allarme su crescita dell'eurozona e sul debito

Draghi ripone il bazooka: a gennaio addio al Qe. Poi lancia l'allarme sul debito

Alla fine, la fine arriverà. Il lettore perdoni il gioco di parole, ma è così. Oggi Mario Draghi ha confermato quello che ormai da tempo era stato più o meno anunciato: la fine del Quantitative Easing. La Bce infatti ha confermato che la fine del piano per il sostegno dell'area euro arriverà a gennaio.

L'Eurotower ha però assicurato che i titoli in scadenza già nella pancia della Bce (che da gennaio non saranno più acquistati) verranno reinvestiti. E questo anche non appena i tassi aumenteranno. Per ora, invece, il tasso principale resta inchiodato allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi allo -0,40%. Per i titoli comprati dalla Bce nel corso del QE, che termina a dicembre 2018 - spiega Draghi - "i riacquisti saranno effettuati nella stessa giurisdizione" del debito in scadenza, con una scelta basata sulla posizione di ciascun paese nella rivista 'capital key'. I reinvestimenti saranno fatti "per un periodo di tempo prolungato" e "in ogni caso per il tempo necessario a mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario". Il motivo? "È ancora necessario un significativo stimolo di politica monetaria", dice il vertice della Bce, perché occorre "assicurare" un'inflazione vicina al 2%, come da mandato della Banca Centrale Europea. Gli stimoli occorrono per "sostenere l’ulteriore accumulo di pressioni sui prezzi interni e l’andamento dell’inflazione nel medio termine - aggiunge Draghi -. I rischi sulle prospettive di crescita dell’area dell’euro possono ancora essere valutati come ampiamente bilanciati".

Draghi non ha fatto mancare moniti ai governanti delle nazioni Ue. "Per trarre tutti i benefici dalle misure di politica monetaria, altri settori della politica devono contribuire in modo più decisivo ad aumentare il potenziale di crescita a lungo termine e ridurre le vulnerabilità - ha detto - L'attuazione delle riforme strutturali nei paesi dell'area dell'euro deve essere sostanzialmente rafforzata per aumentare la resilienza, ridurre la disoccupazione strutturale e aumentare la produttività e il potenziale di crescita della zona euro".

Il vertice dell'Eurotower si è poi soffermato sul debito pubblico, soprattutto quello dei paesi dove "èè alto e per i quali la piena adesione al patto di stabilità e crescita è fondamentale per salvaguardare bilanci pubblici sani". Questi Stati, dice Draghi, devono costruire "margini di bilancio" ancor più consistenti degli altri.

Sul fronte della crescita economica, Mario Draghi fa notare che "la ripresa economica dell'eurozona si sta indebolendo".

"Le informazioni più recenti - aggiunge - seppur indicanti un'evoluzione leggermente più debole rispetto alle attese soprattutto per una minore domanda esterna, restano nel complesso coerenti con il procedere di un'espansione generalizzata dell'economia dell'area dell'euro e di un graduale incremento delle pressioni inflazionistiche".

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