Economia

Due giorni per salvare l'euro: il vertice Ue è l'ultimo treno per uscire dalla recessione

Il vertice che inizierà oggi pomeriggio è l’ultimo treno per portare l’euro fuori dalla fase acuta della crisi. Il clima è davvero teso: ancora troppi i no della Merkel

Due giorni per salvare l'euro: il vertice Ue è l'ultimo treno per uscire dalla recessione

"La sfida per questo Consiglio europeo è, più che mai, quella di segnalare in modo chiaro e concreto che stiamo facendo tutto ciò che è necessario in risposta alla crisi". Comincia con queste parole la lettera di convocazione che il presidente del Consiglio Ue Herman van Rompuy ha inviato ieri ai capi di Stato e di governo dell'Eurozona per il vertice che comincia oggi alle 15 a Bruxelles e che proseguirà, secondo il programma, fino a metà giornata di domani, quando dovrebbe chiudersi con un pranzo dei 17 leader. Un vertice che è l’ultimo treno per portare la moneta unica fuori dalla fase acuta della crisi economica.

Il Consiglio europeo si preannuncia davvero molto teso. Nel mirino le persistenti reticenze della cancelliera Angela Merkel a prendere in considerazione qualsiasi proposta che preveda forme di mutualizzazione del debito (eurobond) o delle garanzie dei depositi bancari, la ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del "Fondo salva Stati" o l’intervento "automatico" (e non "condizionale") degli stessi fondi per contenere gli spread sui mercati secondari dei titoli di Stato. Il presidente del Consiglio Mario Monti è già a Bruxelles (in netto anticipo sull’inizio dei lavori) per incontrare i vertici del Vecchio Continente e preparare la riunione di oggi. Il premier, che porta con sé il via libera alla riforma del mercato del lavoro (approvata ieri dal parlamento), è determinato a mettere sul tavolo alcune proposte per "migliorare il meccanismo di governance del mercato del debito sovrano". Il Professore intende trovare "un rimedio alle sue disfunzioni" in modo che un Paese ormai "virtuoso" come l’Italia, che "ha messo la sua casa in ordine", sia "ricompensato" e non debba più pagare "uno spread di 470 punti base più alto del bund tedesco".

Nonostante i nein della Merkel, Monti punta a fare approvare un intervento "automatico" sui mercati finanziari da parte del "Fondo salva Stati" con acquisti "calmieranti" dei titoli degli Stati "virtuosi", ogni qualvolta il differenziale supera soglie ben determinate. Il premier ha anche esplicitamente posto l’accoglimento di questa proposta, o di qualcosa di equivalente, come condizione affinché l’Italia accetti di partecipare alla "cooperazione rafforzata" (con un accordo di almeno nove Stati membri) che si sta delineando a favore dell’instaurazione di una tassa sulle transazioni finanziarie. Un progetto caro ai francesi e sostenuto anche dal governo tedesco, su spinta dell’opposizione di Spd e Verdi, i cui voti sono necessari alla Merkel per ottenere le maggioranza "costituzionale" necessaria all’approvazione del trattato per l’Esm nel voto di domani al Bundestag.

La prima parte del Consiglio europeo, dalle 15 alle 18 al più tardi, sarà dedicata al quadro di bilancio pluriennale 2014-2020 dell’Unione europea. L’obiettivo è orientarlo sulle politiche per la crescita. La discussione verterà, quindi, sul "Growth compact", il "patto" che prevede il rafforzamento finanziario della Banca europea degli investimenti, il lancio della fase pilota dei project bond (le obbligazioni per finanziare progetti infrastrutturali) e il riorientamento dei Fondi strutturali Ue per sostenere la crescita. I leader dei 27 si vedranno quindi per una cena di lavoro dedicata alla "visione" per il futuro dell’Unione economica e monetaria. Si comincerà dalla realizzazione di una vera e propria "unione finanziaria" (con l’instaurazione di un'autorità europea di sorveglianza bancaria che sarebbe conferita alla Bce, più un sistema centralizzato di risoluzione delle crisi bancarie e un fondo comune di garanzia per i depositi). Il rapporto prospetta inoltre nuove cessioni di sovranità degli Stati all’Ue in materia di politiche di bilancio e di politiche economiche, con un accresciuto ruolo di controllo democratico affidato al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali.

Si parla anche di realizzare, in prospettiva, forme di mutualizzazione del debito, gli eurobond appunto.

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