Economia

E ora il mercato chiede di fare presto

Sfuma l'ipotesi di una staffetta alla presidenza, il nodo Pioneer

«Saranno giorni intensi», è il commento lapidario di una fonte finanziaria al verdetto del cda di Unicredit. Chi si aspettava un'uscita repentina è rimasto deluso, «ci sono procedure standardizzate per la successione da seguire», aggiunge la fonte. Ma i mugugni sul mercato continuano. Si guarda in particolare ai circa 25 punti base di capitale aggiuntivo che possono arrivare dalla cessione di Pioneer, al centro dell'accordo stretto nell'aprile 2015 tra Unicredit e il Santander per l'integrazione delle attività di asset management. Accordo congelato proprio in attesa del riassetto nella governance di piazza Gae Aulenti, scriveva ieri l'agenzia Reuters, citando «fonti a conoscenza del dossier». Si attende la risposta dei regolatori, ma c'è un contratto scritto, ribattono dai piani alti di piazza Gae Aulenti. Gli investitori si aspettano comunque un ricambio. Tanto che secondo uno dei retroscena dell'incontro di ieri, l'ipotesi avanzata di alcuni soci di «spostare» Ghizzoni al posto dell'ottantunenne presidente Vita sarebbe subito sfumata. La ferita del flop dell'aumento della Popolare di Vicenza, di cui l'istituto milanese era garante, è ancora fresca. Se non fosse arrivato in soccorso il fondo Atlante, chissà cosa sarebbe successo, continuano a ripetere nelle sale operative.

A Ghizzoni, al netto degli accordi che forse sono stati già presi sulla sua buonuscita, restano i ringraziamenti del cda «all'unanimità» per «l'alta qualità del lavoro svolto nell'interesse del gruppo, degli azionisti e dei dipendenti» nonché «un forte apprezzamento per la grande competenza e la totale dedizione con cui ha guidato la banca in condizioni di mercato estremamente difficili». Dopo trentasei anni in Unicredit, di cui sei come amministratore delegato.

CC

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