Economia

E Siena scivola in Piazza Affari. Timori anche per Bpm, Ubi e Carige

I titoli Mps sotto il prezzo del ritorno in Borsa. Il caso Creval

E Siena scivola in Piazza Affari. Timori anche per Bpm, Ubi e Carige

Un'altra seduta di tensione per le banche in Piazza Affari. Il titolo Mps ha perso il 4,4% a 3,9 euro. Scendendo così per la prima volta sotto quota 4,1 euro, prezzo di apertura con il quale era rientrato in Borsa il 25 ottobre, e sotto ai 4,28 euro stimati «prudenzialmente» dalla stessa banca senese per il rientro. Sul settore ha pesato, ancora un volta, l'effetto npl: dopo l'addendum della Bce sullo smaltimento dei crediti deteriorati futuri, su cui si è discusso molto anche la settimana scorsa, la Commissione Ue ha lanciato la consultazione pubblica per ottenere pareri su nuove misure di sostegno prudenziale da applicare ai nuovi crediti concessi dalle banche. Ed è possibile che i due interventi di Bce e Bruxelles procedano in parallelo. Giù anche le azioni Carige (-1,8% a 0,18 euro) che sono tornate sui livelli minimi da fine giugno, quando si consumò lo scontro in cda tra l'ex ad Guido Bastianini e il primo socio Malacalza. La correzione del titolo arriva alla vigilia dei cda cruciali per definire i dettagli dell'aumento di capitale da 560 milioni: oggi e domani sono infatti previste le riunioni per l'esercizio della delega sulla ricapitalizzazione e per stabilire il prezzo di emissione delle nuove azioni. Un passaggio delicato per l'aumento che dovrà partire probabilmente lunedì 20. Ieri Carige ha annunciato che il 4 dicembre non pagherà gli interessi sui titoli «perpetual subordinates» da 160 milioni. Scelta del resto obbligata, vista la decisione della Bce del 9 dicembre 2016 che inibisce il pagamento dei dividendi agli istituti che non rispettano determinati requisiti patrimoniali.

Anche Ubi ha ceduto l'1,7% mentre è rimbalzato sul finale il titolo Banco Bpm chiudendo in parità dopo una giornata di vendite. Il 2 novembre il titolo quotava attorno ai 3 euro, oggi viaggia poco sopra i 2,7. Nonostante la smentita dell'ad Giuseppe Castagna di un nuovo aumento di capitale e benché lo stock di crediti deteriorati in pancia alla banca sia diminuito di tre miliardi rispetto al 30 settembre 2016, rimangono comunque 14 miliardi di non performing loans con cui confrontarsi.

Il caso Creval - sostengono nelle sale operative riferendosi all'aumento da 700 milioni annunciato il 7 novembre - continua ad alimentare le tensioni sulle banche italiane. Le azioni del Credito Valtellinese ieri hanno guadagnato l'1,7% a 1,61 euro. Ma nell'ultimo mese è stato perso quasi il 50% del valore.

Banca Imi ha tagliato il rating sul titolo da buy a hold, abbassando il prezzo obiettivo di quasi il 60% da 4,1 a 1,6 euro.

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