Economia

Ei Towers vuole le antenne Telecom e snobba Rai Way

La guerra delle torri. Guido Barbieri, ad Ei Towers: "E' assurdo che in Italia ci siano due operatori. Non durerà"

Ei Towers si candida a un ruolo da protagonista nell'autunno bollente in cui sarà battaglia all'ultima torre di trasmissione del segnale tv e tlc. Ne ha dato conferma ieri il top management presentando alla comunità finanziaria i target del piano industriale 2014-18. E i broker non hanno dubbi: il consolidamento in corso rappresenta un'occasione di acquisto in più per la società controllata da Mediaset (al 40%) e partecipata da un parterre di azionisti di primo piano (Amber e Threadneede Am al 2%, Blackrock a 6,8% e Octavia advisor al 4,1%).

Gran parte delle banche d'affari infatti consiglia di acquistare il titolo con target compresi tra i 48 euro di Kepler e i 54 euro di Intermonte, rispetto ai 42,3 euro registrati ieri in Borsa.

E che sia risiko per il redditizio comparto della gestione di torri di trasmissione (l'ebitda margin di Ei Towers è al 45% e salirà al 52% a fine piano) non ci sono dubbi. Le partite in gioco sono numerose: dalle 6mila torri di Wind (valutate tra i 220 e i 270 milioni) per cui il processo di vendita dovrebbe partire a breve, alle 8mila di Telecom Italia (valutate un miliardo) fino a quelle della Rai (un miliardo). E per tutte Ei Towers, già in lizza per le torri Wind, sembra un partner ideale sia a livello industriale sia finanziario (il rapporto debito/ebitda è pari a uno). Almeno in teoria, visto che sono ancora piuttosto fumosi tempi e modalità con cui cui verranno valorizzati gli asset in vendita di Rai e Telecom.

«Per il momento su tutte le vicende manca visibilità», ha detto l'amministratore delegato di Ei Towers, Guido Barbieri. «Se Rai Way andrà verso un'Ipo di una quota di minoranza, la mia preferenza andrebbe a Telecom Italia dove la situazione appare più aperta. Ma si tratta di discorsi teorici», ha aggiunto il topmanager sottolineando di volersi rafforzare nell'ambito delle tlc, il segmento con più elevati margini di crescita. La gestione delle torri televisive rappresenta oggi l'85% del giro d'affari del gruppo.

Sembra, quindi, sfumare l'unione tra Ei Towers e Raiway su cui aveva scommesso Equita e che, a giudizio del broker, porterebbe «a una creazione di valore per Ei Towers del 20% della capitalizzazione di mercato (pari a 10 euro per azione). «In tutti i Paesi d'Europa - ha però detto Barbieri utilizzando il fioretto - c'è un operatore infrastrutturale di riferimento per il settore broadcast e solo in Italia, a causa della storica separazione tra televisione pubblica e privata, siamo in due: è un'anomalia che non può durare nei secoli», anche se «per ora non ci sono assolutamente le condizioni» perchè scompaia.

Se poi il programma di intenso shopping non dovesse andare in porto, per gli azionisti sarà pioggia di dividendi e di operazioni di buyback a cui sarà destinato il 100% dei flussi di cassa (il cash flow è stimato a 125 milioni nel 2018).

A livello industriale intanto, e in assenza di operazioni straordinarie, il business plan al 2018 prevede una crescita media annua dei ricavi del 3% (con un fatturato che passa da 234 milioni attesi nel 2014 a 264 milioni a fine piano) e del 5% a livello di redditività (con un ebitda in crescita a 136 milioni da 110).

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