Economia

Eni dribbla il crollo del petrolio

Per il gruppo utile oltre le stime e flusso di cassa record. Descalzi: "Bene il taglio dei costi e le rinegoziazioni nel gas"

L'ad di Eni, Claudio Descalzi
L'ad di Eni, Claudio Descalzi

Eni supera il test dei nove mesi e incassa la promozione del mercato. Dopo Shell e Total, anche il Cane a sei zampe ha battuto le stime riuscendo ad attenuare l'impatto generato dal crollo del prezzo del petrolio, iniziato a giugno. Un trimestre particolarmente difficile per le major mondiali che hanno visto scendere i corsi dell'oro nero (-25% da giugno), sapendo però - in alcuni casi - ammortizzare le perdite grazie a piani di cessione, controllo dei costi e diversificazione. Così ieri l'ad Claudio Descalzi ha licenziato il terzo trimestre (il primo interamente sotto la sua guida) con un utile adjusted di 1,17 miliardi (+2,5%), superiore alle attese degli analisti (894 milioni per Bloomberg ).

In calo, ma sempre oltre le stime, l'ebit adjusted a 3,03 miliardi (-11%) per effetto combinato del petrolio e della contrazione nel settore dell'exploration & production. Guardando ai nove mesi, l'utile netto adjusted è cresciuto del 3,2% a 3,24 miliardi e l'utile operativo dell'1,2% a 9,25 miliardi. Giù del 57% a 1,71 miliardi l'utile netto che sconta però la plusvalenza (nel trimestre precedente) derivante dalla cessione del 20% del Mozambico. Nel trimestre, il flusso di cassa si è attestato a 3,98 miliardi, il più elevato negli ultimi cinque anni. E nei primi nove mesi è stato di 9,72 miliardi (+24%). «Sono soddisfatto - ha commentato Descalzi - degli eccellenti risultati raggiunti nella generazione della cassa conseguiti grazie agli sforzi, in particolare, sul fronte dei costi e nella rinegoziazione dei contratti gas fatti con Statoil, Gazprom e l'Algeria". In generale, il dato sconta comunque minori crediti commerciali ceduti in factoring, mentre gli incassi da dismissione di 3,23 miliardi hanno coperto i dividendi (circa 4 miliardi), l'acquisto di azioni proprie (0,29 miliardi) e gli investimenti (8,9 miliardi). In questo quadro, l'indebitamento al 30 settembre è pari a 15,84 miliardi (+0,87 miliardi).

Per il 2014, il quadro per Eni resta difficile e «sfidante» a causa del calo dei prezzi del greggio e del ridimensionamento della crescita economica globale. «Ci aspettiamo - ha comunque rassicurato il cfo Massimo Mondazzi - un forte contributo in termini di cash flow anche nel quarto trimestre e siamo confidenti di raggiungere, già a fine anno, il target di crescita del 40% atteso nel 2015». Nell'esplorazione, vi sono nuovi progetti in Congo (Marine XII, dove ieri la società ha annunciato una terza scoperta nell'area) e Indonesia (East Sepinggan) che si sommano a quelle recenti in Angola ed Ecuador. «Per tutte - spiega la società - vale l'aspettativa di una messa in produzione molto rapida». Dopo di che una parte di queste potrebbe essere ceduta: «C'è spazio per vendere, come abbiamo fatto in Mozambico e come forse faremo in Indonesia», ha spiegato il cfo che, parlando invece del processo di dismissione del 43% in Saipem, ha detto che «a luglio è stata avviata un'analisi ancora in corso e nessuna decisione è stata presa».

Ieri il titolo ha chiuso in rialzo dell'1,47% a 16,57 euro.

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