Economia

Eni fa 3,4 miliardi di utili, giù i debiti

Battute le attese del mercato e produzione record. Descalzi: "Risultati eccezionali"

Eni fa 3,4 miliardi di utili, giù i debiti

Profitti per oltre 3 miliardi e un nuovo record della produzione di petrolio. Ad un mese dall'aggiornamento del piano industriale, atteso il 16 marzo, Eni si presenta al mercato con un bilancio 2017 risanato. Complice la ripresa del petrolio, il Cane a sei zampe ha trasformato in risultati una politica industriale che negli ultimi anni è stata improntata al taglio dei costi e al rilancio del business, a partire dall'esplorazione.

L'ad Claudio Descalzi ha così licenziato il preconsuntivo 2017, dimenticando le perdite 2016 (1,4 miliardi) e con un risultato netto di 3,43 miliardi. L'utile netto adjusted, inoltre, è stato di 2,41 miliardi rispetto al rosso 2016 di 340 milioni, dato superiore alle attese del consensus raccolto da Bloomberg. Quanto all'ultimo trimestre 2017, la crescita produttiva e il balzo del 24% delle quotazioni del Brent hanno dato un forte impulso ai conti di Eni, che ha chiuso con un utile netto adjusted (senza le componenti straordinarie) di 0,98 miliardi, più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2016 e, anche in questo caso, ben sopra le stime degli analisti di 0,57 miliardi. A sorprendere è stato anche il debito, sceso a 10,92 miliardi, dai 15,3 miliardi di fine settembre 2017. Gli analisti avevano ipotizzato un calo a 12 miliardi.

«Chiudiamo il 2017 con risultati eccellenti che dimostrano come il processo di cambiamento avviato nel 2014 abbia trasformato Eni in una società capace di crescere e creare valore anche in condizioni di mercato molto difficili», ha detto Descalzi spiegando che «la società ha raggiunto il massimo storico della produzione pur riducendo del 40% gli investimenti di sviluppo, e ha riportato in posizione di profitto strutturale la divisione Gas&Power con un anno di anticipo. Inoltre, ha ottenuto nel Refining&Market (raffina e vende carburanti) il risultato operativo record degli ultimi otto anni e conseguito nella divisione Chimica la migliore performance operativa di sempre». Quanto al 2018, Eni si attende una produzione di idrocarburi in crescita al 3%, in particolare in Egitto, Angola e Indonesia, e gli avvii di grandi giacimenti (Libia, Angola e Ghana). Programmati investimenti per 8 miliardi, nonché nuove dismissioni, in particolare in Indonesia e Messico. Tra i Paesi dove Eni prevede nuovi piani di investimento figurano, infine, Nigeria, Egitto, Indonesia, Messico, Congo e anche in Italia, in particolare per i giacimenti gas di Argo e Cassiopea, in Sicilia.

Alla luce di questi numeri è stato confermato il dividendo con il cda che proporrà in assemblea il 10 maggio la distribuzione di 0,80 euro per azione (0,80 nel 2016), di cui 0,40 euro staccati nel settembre 2017 a titolo di acconto. Il titolo, che ieri mattina si era mosso al rialzo ha chiuso a 13,63 euro (+0,95%). Per gli analisti «il mercato è stato sorpreso dai risultati, ma aspetta l'aggiornamento al piano che sarà presentato a Londra». Intanto la società ha incassato una serie di «consigli d'acquisto» dalle case d'affari: il prezzo obiettivo verso cui potrebbe allinearsi il titolo è di 17 euro per Ubs ed Equita, di 16 euro per Chevreux e Barclays, mentre Goldman Sachs punta dritto a 20 euro.

Mediobanca prevede un esercizio promettente: «Poiché - dice il report - prevediamo una ripresa del prezzo del greggio a circa 65 dollari al barile nel 2019, crediamo che questo possa avvantaggiare in modo sproporzionato Eni nel 2018, considerata la sua crescita nella produzione, la qualità del suo portafoglio rispetto alle altre major del greggio».

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