Economia

Esselunga sulla strada di Piazza Affari

Gli eredi firmano la pace, ridisegnano il gruppo e preparano una "ipo" da 6-7 miliardi

Esselunga sulla strada di Piazza Affari

Quotazione in vista per Esselunga. A nove mesi dall'apertura della successione del fondatore, Bernardo Caprotti, gli eredi hanno infatti raggiunto un accordo che chiude, a quanto risulta, ogni eventuale contenzioso e detta una tabella di marcia per il riassetto del gruppo. L'ultima tappa per la riorganizzazione del colosso della distribuzione tricolore è l'approdo, entro uno o due anni, a Piazza Affari, dove rappresenterebbe una novità per il nostro listino privo, attualmente, dei protagonisti del settore italiani o stranieri.

Il piano di riassetto elaborato da Citi, la stessa banca d'affari a cui, un anno fa, l'imprenditore milanese aveva conferito un mandato di vendita della società, è articolato e sarà effettuato tramite Esselunga spa, controllata al 70% dalla vedova Giuliana e dalla figlia Marina e partecipata, per un complessivo 30% del capitale, da Giuseppe e Violetta, figli del primo matrimonio di Caprotti. Giuseppe e Violetta, avrebbero ottenuto, a quanto risulta, un miliardo circa per il 45% detenuto in Villata Immobiliare (controllata al 55% da Giuliana e Marina), società a cui fanno capo un centinaio di immobili del gruppo dati in affitto, per lo più, ai supermercati e valutata intorno ai 2 miliardi. I due figli di primo letto avranno poi anche il 30% nella «nuova» Esselunga che riunirà, in una unica realtà, gli immobili e i supermercati. Non sono noti ulteriori dettagli economici del laborioso «trattato di pace» raggiunto nella notte di martedì. A operazione ultimata, Esselunga si proporrà al mercato completa e con una governance rafforzata che permetterà alla società di strappare la migliore valorizzazione possibile per un gruppo che porta in dote la redditività più elevata, del settore, sul territorio.

E proprio la valutazione di Esselunga è, in questa fase, uno dei maggiori punti interrogativi. Un anno fa le offerte raccolte dall'advisor si attestavano tra i 4 e i 6 miliardi a seconda che comprendessero o meno il patrimonio immobiliare del gruppo. Solo pochi giorni fa, tuttavia, le due azioniste di controllo hanno respinto al mittente una proposta di acquisto arrivata dal gruppo cinese Yida International Investment, che valorizzava il gruppo 7,3 miliardi. «L'azienda non è in vendita» avevano precisato le azioniste dopo le voci sull'offerta, successivamente confermata, e che,comunque, rimane valida fino al 7 luglio. Ormai tuttavia la strada imboccata dalla famiglia Caprotti sembra portare dritta verso la vendita al pubblico e presumibilmente, a parametri superiori rispetto a quelli finora ipotizzati.

Il big della grande distribuzione italiana ha chiuso l'ultimo bilancio con 7,5 miliardi di vendite, un margine operativo lordo di 661 milioni e un utile netto di 262 milioni. L'offerta dei cinesi ha quindi valorizzato la società 27,7 volte gli utili, un rapporto piuttosto generoso rispetto alle valutazioni dei rivali esteri.

Se Esselunga fosse valutata prendendo come punto di riferimento le15 volte a cui tratta Sainsbury, si arriverebbe a una capitalizzazione di 5 miliardi; Con le 21 volte di Carrefour varrebbe circa 6, ma se fosse preso come punto di partenza il rapporto tra prezzo e utili vantato da Marks&Spencer (pari 47 volte) si arriverebbe addirittura a una capitalizzazione di 12 miliardi.

Commenti