Economia

Exor in campo sui recessi fino a 10 milioni

Exor in campo sui recessi fino a 10 milioni

È iniziato il conto alla rovescia in casa Fiat. Già sabato, l'amministratore delegato Sergio Marchionne, intervenendo in chiusura al meeting di Rimini, potrebbe far trapelare qualche notizia sull'esito del recesso a cui è «appesa» la fusione con Chrysler. Ma se così non fosse, fonti vicine alla società, indicano in lunedì la data in cui si conoscerà il numero di azionisti che avranno aderito. Sul piatto, la possibilità di dire «no» all'operazione e ricevere in cambio 7,72 euro per azione (ieri il titolo ha chiuso in rialzo a 7,57 euro). Ma solo se il controvalore dei titoli detenuti da chi avrà esercitato il recesso non supererà i 500 milioni. In caso contrario, per Fiat e i suoi azionisti si aprirà una «fase due» con diversi scenari (e un certo margine di incertezza).

La Fiat ha il diritto di offrire i titoli dei recedenti prima ai suoi soci e poi sul mercato. Solo se dopo questa offerta l'esborso supererà i 500 milioni, l'operazione Fiat-Chrysler non si concretizzerà. Ed è quindi proprio in questa «finestra», di 60 giorni, che Marchionne giocherà tutte le sue carte. Anche coinvolgendo la Exor (holding della famiglia Agnelli che ha in mano il 30,04% di Fiat). «Fiat ha un certo margine di azione - spiega un analista - e attraverso Exor può rilevare un certo numero di titoli». Quanti? Guardando ai numeri, la holding del Lingotto non ha certo problemi con 3 miliardi a disposizione per nuovi investimenti, tra i quali 2,5 miliardi da destinare a «grandi società presenti in tutto il mondo ma con base negli Stati Uniti o in Europa» ha detto il presidente John Elkann all'assemblea degli azionisti del 22 maggio. Exor avrebbe dunque margine d'intervento, ma secondo gli analisti l'impegno non potrebbe superare i 10 milioni. «Finché si tratta di qualche milione l'intervento è auspicabile, ma oltre è difficile. Soprattutto considerando che, per ora, il titolo Fiat quota sotto il prezzo di recesso in area 7,5 euro». Molto dipenderà dunque dall'entità dei titoli da «raccogliere» e dall'evoluzione delle azioni Fiat nelle prossime settimane. «Un'alternativa sarebbe, poi, quella di non fare agire direttamente Exor, ma un soggetto terzo con Exor nel ruolo di garante». I tempi sono comunque contingentati perché Fiat può offrire i titoli del recesso ai soci per un minimo di 30 giorni e al pubblico per un minimo di un giorno. Entrambi i limiti sono estendibili ma Fiat non ha interesse ad allungare troppo i tempi volendo quotare a Wall Street la nuova creatura («Fca») tra ottobre e fine anno.

Se poi il numero di recessi fosse «monstre» sarà tutto da rifare, ma anche qui la Fiat prevede uno slittamento massimo di 6 mesi. Al momento una delle poche certezze riguarda la categoria degli «azionisti-creditori» che difficilmente avranno chiesto il recesso: le obbligazioni Fiat quotano, infatti, per lo più, sopra la pari (prezzo a cui verrebbe esercitato il recesso).

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