Economia

Fca-Psa, nasce il quarto big dell'auto

Sede in Olanda, ma titoli quotati pure in Piazza Affari. Due sindacalisti nel Cda

Fca-Psa, nasce il quarto big dell'auto

Si parte. Questa volta senza colpi di scena, come era successo in giugno con Renault. Fca sceglie ancora la Francia, ma si accasa dagli amici di sempre di Peugeot. Dopo la lettera d'intenti siglata da Mike Manley e Carlos Tavares, con stretta di mano e sorrisi per entrambi, ci vorrà almeno un anno prima che il quarto gruppo mondiale dell'auto (8,7 milioni di veicoli) prenda forma. Il 18 dicembre 2019, giorno della firma dell'accordo, rappresenta una data storica per Fca e Groupe Psa.

Dal mercato arrivano segnali positivi. Moody's precisa subito che una combinazione tra Fca e Peugeot, sarebbe «credit positive: creerebbe, infatti, un costruttore di auto più grande e più diversificato, con sinergie sostanziali e un potenziale di efficienza che aiuterebbe a mitigare le innumerevoli sfide del settore a livello globale». John Elkann, presidente del futuro gruppo, afferma di «essere molto felice di poter celebrare il primo passo nella creazione di una grande azienda». «E non credo - sottolinea - ci possa essere modo migliore per chiudere il 2019 e iniziare il nuovo anno». «L'esperienza che abbiamo fatto in Fca, e da cui abbiamo tratto un vantaggio enorme - aggiunge - ci ha insegnato che quando due aziende si uniscono, la chiave è creare una realtà che faccia emergere il meglio delle culture che la compongono. Mi fa molto piacere che Tavares, che ha fatto un lavoro straordinario in Psa, sia il primo a ricoprire il ruolo di ad del gruppo risultante dalla fusione. E Manley, che nell'ultimo anno ha guidato Fca con grande energia, impegno e successo, sarà al suo fianco». Per Elkann, il matrimonio con Psa, a poche settimane dal colpo nell'editoria con l'acquisizione della maggioranza di Gedi, corona nel modo migliore i suoi primi dieci anni da presidente di Fiat Chrysler Automobiles.

Ci vorranno, dunque, tra i 12 e i 15 mesi per finalizzare le nozze che dovranno passare attraverso i via libera delle rispettive assemblee degli azionisti e delle varie autorità di controllo, tra cui l'Antitrust europea e Usa. La sede del nuovo gruppo sarà in Olanda e le azioni scambiate alle Borse di Parigi, Milano e New York.

Sotto osservazione è il socio cinese di Psa, Dongfeng, la cui quota scenderà, nel nuovo gruppo, al 4,5%, con la possibilità di cederla una volta raggiunto il closing.

Il fatto che i cinesi escano di scena farà sicuramente piacere a Donald Trump, interessato ai risvolti Usa della fusione.

A livello geografico, dei 170 miliardi di ricavi previsti ogni anno, si prevede che il 46% arrivi dall'Europa e il 43% dagli Stati Uniti, basandosi sui dati del 2018. La sfida vera è quella di conquistare nuovi mercati, soprattutto l'Asia e, in particolare, la Cina, dove sia Fca sia Psa stentano a trovare un equilibrio. Un fatto storico per l'industria automobilistica in Italia è la presenza nel cda del nuovo gruppo dei rappresentanti dei lavoratori di ambedue le aziende. E in vista del vertice di domani tra Fca e sindacati, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sottolinea di aver ricevuto da Pietro Gorlier, responsabile per l'Europa di Mirafiori, la conferma che il piano di 5 miliardi che interessa le fabbriche in Italia sarà rispettato. In proposito, Tavares e Manley hanno ribadito che i 3,7 miliardi di sinergie attese dall'accordo, ma che potranno aumentare nel tempo, «non prevedono alcuna chiusura di stabilimenti». Due le piattaforme al centro delle economia di scala annunciate: «small» e «compact/mid-size».

Entrambe rappresenteranno circa ì due terzi dei volumi a regime, con 3 milioni di veicoli l'anno ciascuna.

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