Economia

Fca sbanda in Usa (-14%) e Pechino tassa la Ferrari

In Cina è guerra alle supercar: imposta extra del 10%. In Italia Alfa scatta con Giulia (+35%)

Fca in chiaroscuro: bene le immatricolazioni in Italia (+10,4% in novembre, quota del 28,3%; +18,7% da gennaio, quota del 28,9%) e Francia (+17,7% il mese scorso), ma a preoccupare è la striscia negativa negli Usa, mercato fucina di utili per il gruppo. In novembre le vendite di Fca sono scese del 14%, e del 15% per il solo marchio Fiat, che significa 500. Dati negativi che neppure il buon risultato di Jeep Renegade (+30%) riesce ad attenuare. Dalla Borsa, ieri, nessun contraccolpo per le azioni Fca (+0,62%), ma è pur vero che se le vendite negli Usa dovessero continuare a scendere, al Lingotto inizierebbero le preoccupazioni. Anche perché, al contrario di Fca, Gm ha segnato in novembre un +10,2% e Ford un +5,2%. Il marchio Volkswagen, inoltre, dopo 12 mesi di risultati negativi a causa del Dieselgate, per la prima volta rivede il segno più (24,24%). A pesare su Fca sarebbe, tra le altre cose, lo stop alle vendite delle berline Chrysler 200 e Dodge Dart, che in passato avevano beneficiato di forti incentivi. Ma a incidere ci sarebbe anche la revisione del conteggio delle consegne nel Paese.

In Italia, invece, la situazione è diametralmente opposta e il risultato supera ancora quello generale del mercato: +8,19% in novembre e +16,51% da gennaio. Importante, per Fca, è l'effetto Alfa Romeo Giulia: il marchio, infatti, incrementa le vendite del 35,6% (+49% in Francia). E continua a correre anche Jeep: +27,5%.

La Cina, intanto, lancia una campagna contro le auto di lusso, imponendo una tassa straordinaria del 10% sull'acquisto nell'ambito di un piano di austerity e protezionismo, ma più in generale allo scopo di scoraggiare il consumo di beni ultra esclusivi da parte delle élite socio-politiche ed economiche. L'imposta sarà applicata sugli acquisti di auto il cui prezzo supera 177mila euro. Il giro di vite voluto dal presidente Xi Jinping finisce per colpire Ferrari (la Cina vale tra l'8 e il 10% dei ricavi), ma anche Lamborghini, Aston Martin e Rolls-Royce. Per il titolo Ferrari c'è stato subito un impatto negativo a Milano (-1,35%), ma ha via via recuperato, chiudendo a -0,58%, grazie anche alle rassicurazioni arrivate dalle sale operative, vista l'esposizione ridotta del Cavallino sotto la Muraglia.

In Fiera, a Bologna, è intanto tempo di Motor Show: da domani al 11 dicembre.

Ieri il presidente del Centro studi Promotor, Gian Primo Quagliano, ha fatto il punto sul mercato italiano dell'auto, prevedendo 1,83 milioni di unità per l'anno in corso, 2,031 milioni nel 2017 e 2,15 milioni nel 2018, «che segnerà l'uscita del settore dalla lunga crisi».

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