Economia

La Fed divisa sui tassi: nel board c'è chi vuole altre strette quest'anno

Frenata anche sulla riduzione del bilancio: «Prematuro annunciare uno stop nel 2019»

La Fed divisa sui tassi: nel board c'è chi vuole altre strette quest'anno

La colomba torna falco? Si direbbe di sì, dopo la diffusione nella tarda serata di ieri dei verbali della riunione dello scorso del 29 e 30 gennaio scorsi della Federal Reserve. «Quasi tutti i partecipanti (al vertice Fomc, ndr) ritengono di essere poco disponibili ad annunciare un piano per fermare la riduzione del bilancio durante l'esercizio di quest'anno». Proprio questo passaggio delle minute non è troppo piaciuto a Wall Street (+0,2% a un'ora dalla chiusura), che da sempre mal sopporta il drenaggio di liquidità deciso dalla banca centrale Usa. Una doccia fredda, dopo che il numero uno della Fed, Jerome Powell, aveva annunciato di voler procedere con l'adeguamento del bilancio solo «se le condizioni lo consentiranno». Ora le carte vengono di nuove mischiate, e torna a farsi concreta la possibilità di ulteriori sforbiciate durante l'anno a un portafoglio con asset per un controvalore fra i 3.800 e i 4.000 miliardi di dollari.

E anche sull'altro versante caldo, quello relativo all'evoluzione dei tassi lasciati invariati a fine gennaio al 2,25-2,5%, la situazione appare più fluida di quanto il successore di Janet Yellen avesse fatto intendere. Dai verbali, infatti, il board di Eccles Building appare diviso sulle future mosse. Diversi membri del Fomc ritengono necessario un aumento dei tassi quest'anno, se l'economia si muoverà in linea con le attese, mentre altri membri non sono sicuri sul tipo di azioni da intraprendere sui tassi quest'anno. La Fed ha più volte detto di voler essere «paziente» sul tema, un «approccio giusto» in questa fase incerta e piena di rischi, recita il documento. Ma nelle minute si legge anche che nel caso in cui l'incertezza venga meno, il Fomc «dovrà determinare come caratterizzare la pazienza della politica monetaria e potrebbe usare un linguaggio differente nel suo comunicato». Al momento, però, le prospettive della crescita economica Usa sono diventate più incerte. Quest'anno, si legge nel documento, la crescita sarà «meno rapida» dello scorso anno a causa dell'aumento dei rischi globali, incluso quello legate alle relazioni commerciali. L'economia Usa comunque resta solida, anche se la diminuzione degli stimoli legati ai tagli fiscali dello scorso anno contribuiranno al rallentamento. «Il Pil - si legge nelle minute - nel 2019 avrà un passo meno rapido rispetto a quello del 2018».

Sul versante europeo, a fronte al rapido deterioramento della congiuntura, la Bce è intanto pronta a mettere le mani nella cassetta degli attrezzi. Si comincerà con una tornata di prestiti alle banche nella formula Tltro, misura che sarà esaminata nella riunione del 7 marzo prossimo. Peter Praet, capo-economista della banca centrale europea, ha però precisato ieri che l'avvio della discussione non si tradurrà necessariamente in una decisione immediata. Inoltre, la nuova asta sarà meno generosa delle precedenti, quando agli istituti era stata offerta la possibilità di finanziarsi a un tasso fisso negativo.

La riapertura del Tltro interessa in particolare le banche italiane, che nelle passate edizioni si erano accaparrate 250 dei 727 miliardi di euro di finanziamenti dell'Eurotower.

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