Economia

Fiat supera lo scoglio del recesso

Sotto la soglia di 500 milioni l'esborso a beneficio dei soci contrari alla fusione. Elkann: «Ora completiamo il progetto»

Fiat supera lo scoglio del recesso

Tutto come da programma e un finale d'estate più tranquillo per John Elkann e Sergio Marchionne, presidente e ad di Fiat Chrysler Automobiles. I recessi, dopo la storica assemblea dell'1 agosto scorso per la fusione nella società olandese Fca Nv, si sono così rivelati sotto la soglia (500 milioni) che avrebbe potuto far naufragare l'operazione. Saranno dunque rispettate le previsioni secondo cui il nuovo gruppo automobilistico debutterà alla Borsa di New York entro la fine dell'anno (si parla di metà ottobre), mentre l'incorporazione in Fca Nv renderà efficace il meccanismo delle loyalty shares (in pratica, la possibilità di far valere diritti di voto doppi rispetto al numero delle azioni possedute) rafforzando in questo modo la presa della holding Exor sul colosso italo-americano dell'auto.

Perentoria la nota diramata ieri dal Lingotto: l'esercizio del diritto da parte degli azionisti è da considerare praticamente concluso. Dopo un'iniziale fiammata, a Milano le azioni Fiat hanno chiuso invariate a 7,44 euro. «Sono lieto di questo risultato - il commento del presidente Elkann -: attendiamo ora il completamento di questo progetto che è stato sul nostro tavolo sin dall'acquisizione della totalità del capitale di Chrysler Group».

Oggi, al Meeting ciellino di Rimini, dall'ad Marchionne è atteso il punto sulla situazione, visto che entro il 4 settembre il Lingotto prevede di comunicare il numero di titoli per i quali è stato esercitato il diritto di recesso (al prezzo di 7,727 euro per azione). Il gruppo ritiene anche che «non sussista alcun rischio di pregiudizio per i creditori e non prevede di conseguenza che il processo per l'opposizione dei creditori impedisca il tempestivo completamento della fusione intorno alla metà di ottobre».

Già ieri, comunque, Marchionne si è detto rassicurato «del fatto che la stragrande maggioranza dei nostri investitori abbia scelto di continuare nel proprio impegno di azionisti fedeli». «La loro fiducia - ha aggiunto - insieme al sostegno al piano strategico che abbiamo delineato per i prossimi cinque anni, hanno un'importanza decisiva nel momento in cui entriamo in una fase di realizzazione che migliorerà drasticamente il posizionamento di mercato del nostro gruppo e dei nostri marchi».

Il piano industriale presentato in maggio negli Usa punta a fare di Fca un'azienda con ricavi superiori a 130 miliardi (da 87 miliardi nel 2013), un ebit di circa 9 miliardi (tre volte quello del 2013), un utile netto intorno a 5 miliardi (più di 5 volte quello del 2013) con vendite per 7 milioni di unità dagli oltre 4,4 milioni dell'anno scorso, con la possibilità di scalare un altro gradino nella classifica globale dei principali costruttori di auto al mondo.

Il mercato, nelle scorse settimane, aveva temuto in un ritardo nella quotazione a Wall Street, che nelle intenzioni della società dovrebbe aprire il capitale del gruppo agli investitori Usa.

Tra i maggiori azionisti di Fca, Norges Bank, dopo aver votato «no» all'operazione, ha compiuto una serie di operazioni in agosto, segnalando che non avrebbe esercitato il recesso, o almeno non lo avrebbe esercitato con tutta la partecipazione.

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