Economia

Filiale addio: nuova vita nelle ex banche

Moda, cibo bio e persino musei: i 5mila sportelli chiusi in 10 anni cambiano identità

Filiale addio: nuova vita nelle ex banche

A Milano, là dove c'era una filiale con caveau e cassette di sicurezza ora ci sono piccoli supermercati, come il Carrefour all'angolo tra Corso Sempione e via Poliziano o il market biologico di via Ampere che un tempo batteva la bandiera del gruppo Intesa SanPaolo, catene di abbigliamento, come Banana Republic che ha preso il posto della filiale di Italease in corso Vittorio Emanuele, negozi di articoli per la casa, bagni e rubinetterie come nelle vicinanze e di Borsa Italiana dove un tempo c'era sempre l'onnipresente Ca' de Sass, rivendite di moto, come l'ex filiale di Barlacys di via Lo Monaco angolo Viale Lombardia di Milano, e persino musei, ma anche una nutrita pattuglia di locali dismessi e difficili da ricollocare sul mercato.

Nelle aeree periferiche, in molti casi, si è trattato di una vera e propria ritirata delle banche alle prese con una redditività in calo e la necessità di adeguare il modello di business all'universo digitale. Ma anche nella City milanese, tra San Babila e Cadorna il tempio della finanza italiana, dove un tempo si ritirava cash, oggi si acquistano gelati, scarpe, abbigliamento curvy e anche abiti da uomo.

A chiudere, in questi ultimi anni, sono stati anche sportelli blasonati balzati agli onori della cronaca in quanto particolarmente innovativi. Come la filiale Superflash Intesa Sanpaolo in via Torino 21 a Milano, inaugurata a settembre 2011 da Corrado Passera, ex numero uno dell'istituto, e chiusa nel giro di poco dopo per rinascere come vetrina di Nike.

Un'altra filiale storica della Ca' de Sass sotto la Madonnina, quella prospiciente a piazza della Scala, è oggi un negozio di abbigliamento curvy: nove vetrine per i brand Miroglio (Caractère ed Elena Mirò, tra gli altri).

Unicredit, a sua volta, ha ceduto filiali di Cosenza e Salerno al gruppo Inditex (che annovera tra i suoi marchi Zara e Oysha) e sportelli di Brescia e Roma al gruppo Benetton, mentre a Milano ha ridotto la locazione di due immobili, uno in piazza Vetra e uno al Carrobbio che oggi, ospitano locali di movida.

Sotto la Madonnina d'altro canto sono numerosi i locali che affondano le proprie origini in filiali bancarie: dallo storico le Banque al più recente Baccanale di via Negri (ex filiale di Ubi). Intesa peraltro, prima della grande chiusura delle serrande, aveva deciso di dedicare l'ex sede della Comit in Piazza della Scala a Milano e l'ex sede del Banco di Napoli, istituti entrati nel corso degli anni nel proprio perimetro, alla creazione delle Gallerie di Italia (a cui si aggiunge Palazzo Leoni Montanari di Vicenza), dove sono ospitati i tesori e le immense collezioni artistiche di proprietà del gruppo.

La vita oltre la banca è particolarmente variegata per gli ex sportelli che, a causa della crisi e dei cambiamenti epocali registrati in ambito finanziario, hanno dovuto reinventarsi un destino diverso da quello per cui erano stati creati. C'era un'epoca, neppure troppo tempo fa, in cui gli sportelli bancari avevano un fiorente mercato come filiali bancarie per l'appunto, e non come semplici immobili, peraltro non proprio semplici da ricollocare tra vetri blindati e caveau, che seguono l'andamento di un mercato immobiliare avaro, negli ultimi anni, di soddisfazioni.

Nell'ultimo anno sono stati addirittura 1.232, quasi 4 al giorno, gli sportelli chiusi nel BelPaese. E il trend è destinato a peggiorare. Il sindacato dei bancari Fabi prevede entro il 2019 la chiusura di almeno altri 2809 sportelli, ma la situazione con i recenti piani di ristrutturare in corso, potrebbe anche peggiorare. Mps conta di chiudere 600 sportelli, altrettanti saranno chiusi tra Pop.

Vicenza e Veneto Banca, mentre Carige conta di eliminare 400 filiali e 140 saranno chiuse per l'integrazione di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti in Ubi.

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