Economia

Fininvest chiude l'era Milan e sconta la scalata di Vivendi

Il voltafaccia su Mediaset manda il bilancio in rosso, ma senza gli oneri francesi chiude in utile. Ricavi + 6% oltre i 5 miliardi

Marcello Zacché

La Fininvest ha chiuso in perdita il suo bilancio consolidato 2016, l'ultimo con dentro il Milan. Ma considerato che si è trattato di uno degli esercizi più complicati della storia della holding di Silvio Berlusconi e al netto dei cosiddetti «oneri non ricorrenti» legati per l'appunto a un anno un po' straordinario, anche il 2016 si è chiuso con un segno più. Ecco i numeri: a fronte di un dato positivo dei ricavi consolidati, in crescita del 6,6% oltre quota 5,050 miliardi, il risultato operativo è stato negativo per 188,7 milioni (+225 nel 2015) e quello netto per 120 milioni (era in pareggio nel 2015); ma entrambi sono positivi se ripuliti dei costi straordinari e non ripetibili: 147,7 milioni il risultato operativo, 46,9 quello netto. Di quali oneri stiamo parlando? Essenzialmente del voltafaccia dei francesi di Vivendi sull'acquisto di Mediaset Premium, che ha implicato un impatto finanziario negativo non ricorrente di oltre 336 milioni.

Il consolidato della Fininvest (a cui fa capo indirettamente anche il 39% del Giornale), infatti, altro non è che un aggregato finanziario dei gruppi controllati, principalmente Mediaset, Mondadori e Mediolanum. Quindi i danni della mancata vendita della pay tv Mediaset a Vivendi, con la conseguente scalata dei francesi a Mediaset e relativa battaglia, si sono ripercossi sui conti del Biscione e, al «piano di sopra», su quelli della holding. Inoltre, non ricorrente è anche una parte delle perdite del Milan, quelle del secondo semestre, che sono ancora comprese nel bilancio 2016, ma che verranno «stornate» perché riconosciute dall'acquirente al momento del «closing», slittato però nel 2017. Per questo nel bilancio sono calcolate le perdite Milan dell'intero esercizio, pari a 95 milioni. Tutt'altra sarà la musica del prossimo bilancio, dunque, dove tra l'altro la vendita del Milan farà emergere una plusvalenza consolidata di circa 600 milioni, pari alla differenza tra il prezzo di vendita e il patrimonio netto del club, che era negativo. Se poi anche la vicenda Vivendi, sulla quale esiste una richiesta di danni da 570 milioni da parte di Fininvest e di 1,5 miliardi da Mediaset, dovesse risolversi positivamente, ulteriori risorse straordinarie affluiranno nei prossimi anni. In altri termini il bilancio 2016 della holding presieduta da Marina Berlusconi ha chiuso l'era Milan e ha ripulito il campo da ogni onere preparandolo per tempi migliori.

Notevole il livello degli investimenti effettuati: 1,053 miliardi, che comprendono soprattutto lo sviluppo di Mediaset nelle radio e di Mondadori nel libri (con l'acquisto della Rizzoli) e nel web (Banzai). Ne ha risentito, sempre a livello consolidato, il debito, cresciuto a 1,279 miliardi contro i 977 milioni del 2015. Mentre a livello civilistico (cioè il bilancio della Fininvest spa) la situazione è opposta: la fotografia attuale della posizione finanziaria netta (quindi già nei primi sei mesi dell'anno) è positiva di circa 400 milioni. Fininvest spa ha chiuso con un utile di 3,6 milioni, contro i 221 del 2015 che però derivavano dalla plusvalenza di 272 per la cessione dl 7,8% di Mediaset.

Per questo la holding ha deciso di non distribuire dividendi.

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