Economia

Fonsai, Nagel indagato dai pm di Milano

L'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, è indagato dalla procura di Milano. Il reato ipotizzato è l'ostacolo alle autorità di vigilanza. La questione riguarda il salvataggio di Fonsai, assicurazione della famiglia Ligresti finita sull'orlo del crac, per la quale Mediobanca ha studiato un piano di salvataggio tramite la fusione con il gruppo Unipol. I Ligresti se ne usciranno con poco o nulla. E qui è nato l'inghippo: esiste una lettera nella quale i Ligresti avanzano a Mediobanca e alle altri controparti un elenco di richieste di «buonuscita».
La lettera elenca: 15 milioni a testa ai tre figli di Salvatore, Jonella, Giulia e Paolo (corrispondenti al valore della partecipazione di Fonsai nella holding Premafin); la garanzia di un ruolo di manager per Paolo in una società estera; soldi per Giulia e Jonella. La lettera è stata sequestrata dal pm nello studio dall'avvocato Cristina Rossello che la custodiva. Ed esiste un nastro, registrato dalla stessa Jonella, nella quale Rossello parla come se la lettera fosse siglata da Ligresti e Nagel. Di qui l'indagine e il reato ipotizzato: se esistesse un accordo non dichiarato, Nagel avrebbe ostacolato la Consob che doveva decidere se autorizzare il salvataggio in deroga all'obbligo di un'Opa per gli azionisti Fonsai e Milano Assicurazioni. Opa che la Consob ha poi ritenuto di non comandare. Quindi: lettera scritta di Ligresti o accordo siglato anche da Nagel?
Ieri l'ad di Mediobanca, interrogato come indagato per oltre 6 ore, ha confermato di «non aver stipulato alcun accordo» e ha raccontato la sua versione: il 17 maggio Jonella è andata a Mediobanca con un foglio a quadretti con su scritte le richieste di buonuscita. Nagel, come si legge in una nota, «ha siglato esclusivamente per presa di conoscenza» una fotocopia. Le richieste contenute erano «in parte note e non destinate a Mediobanca». Poteva subito respingerle. Ma non l'ha fatto per evitare che i Ligresti si mettessero di traverso ostacolando l'operazione di salvataggio. In ogni caso Nagel non ne ha parlato con le controparti, in attesa della pronuncia della Consob. Questa, arrivata il 24 maggio, nell'autorizzare la fusione escludeva qualunque tipo di manleva per i Ligresti. Per questo la lettera «non si è tradotta in alcuna ipotesi d'accordo». Bisognerà vedere se la «presa di conoscenza» di Nagel, siglata, può rappresentare o meno un problema per il capo della più potente banca d'affari italiana.
Di certo sulla questione Fondiaria-Sai ieri non è stata una giornata solare per Mediobanca. L'aumento di capitale Fonsai è stato sottoscritto al 68,3%; quello di Unipol per una quota vicina al 73%. Per Mediobanca, Unicredit e le altre banche dei consorzi è un brutto risultato. Si aspettavano un inoptato massimo del 15%, si ritrovano il doppio. È vero: sperano che dopo l'asta dell'inoptato la quota si riduca almeno al 20%.

Ma in ogni caso questa operazione, da ieri più che mai, rischia di diventare per Mediobanca e il suo management un problema molto serio.

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