Economia

Flat tax, inizia la stretta del Fisco

Lo riporta il quotidiano Italia Oggi dopo le dichiarazioni di ieri del Sottosegretario Guerra

Flat tax, inizia la stretta del Fisco

Le cause ostative per l'accesso al regime forfettario potrebbero avere validità già a decorrere dal primo gennaio 2020.

A dichiararlo ieri, durante un evento sulla fiscalità organizzato dall'associazione nazionale dei Commercialisti, è stato il sottosegretario al ministero dell'Economia e delle finanze Maria Cecilia Guerra. Le restrizioni, introdotte con la manovra di bilancio 2020, dovrebbero essere ufficializzate in tempi brevi con i conseguenti chiarimenti al fine di rendere possibile il corretto calcolo degli importi dovuti da parte delle partite Iva interessate. Si tratta, de facto, di una reintroduzione di alcuni limiti di accesso presenti nel 2016 e inseriti nuovamente come misura nella legge 160/2019 e che riguardano due categorie di restrizioni.

La prima riguarda il tetto massimo dei 20mila euro di spese sostenibile per i collaboratori. Dunque, qualora venga superato questo limite, la partita Iva non potrà avvalersi dell'applicazione del forfait. Si tratta di una misura di difficile analisi, considerando il non semplice calcolo del raggiungimento o meno del tetto previso per la forza lavoro utilizzata. Inoltre restano delle incertezze sulle ricadute che questa misura potrebbe avere, in quanto potrebbe spingere i richiedenti l'accesso al forfettario a non rivolgersi a collaboratori vari o, in alcuni casi, a pensare a forme di collaborazione a "nero".

La seconda restrizione, che sta facendo già discutere, riguarda invece coloro i quali abbiano percepito nell'anno precedente (dunque il 2019), un reddito da lavoro dipendete o assimilato che superi l'importo di 30mila euro.

Pertanto, per coloro i quali nel 2019 abbiano raggiunto i limiti previsti (20mila euro per i collaboratori o 30mila euro di lavoro dipendente) dovrebbero essere giuridicamente esclusi dal regime forfettario di default. Le restrizioni dovrebbero riguardare circa 340mila partite Iva dal cui gettito Irpef più oneroso dovrebbero arrivare nelle casse dello Stato circa 600 milioni di euro in più di quanto previsto che, però, incideranno sul portafogli dei diretti interessati.

Inoltre, tra le variabili da tenere conto, ci sono la possibilità che il tetto a 20mila euro spinga al non utilizzo di collaboratori pur di restare nel regime forfettario (con un danno per l'erario considerevole) mentre, per il tetto a 30mila euro non è improbabile che un numero nemmeno troppo esiguo di partite Iva decidano di chiudere la propria attività libero professionale, con un danno probabilmente maggiore per il gettito irpef delle casse dello Stato.

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