Economia

Francoforte non si fida dell'Italia

Nessuna sorpresa a nord est: Popolare di Vicenza e Veneto Banca chiedono immediatamente l'aiuto dello Stato per salvarsi. Come per Mps. A proposito: vista la sua drammatica situazione che senso ha continuare a sperperare con l'agenzia parigina in boulevard Saint Germain, sempre deserta, e con il mastodontico e vuoto palazzo in via Santa Margherita, a Milano? La politica del rattoppo non funziona. Con i governi oltremodo responsabili di queste imbarazzanti vicende che si abbattono su famiglie, imprese e risparmiatori che si fanno carico della falla con decisioni impopolari. Che paga il contribuente. I denari del Fondo Atlante non sono serviti a nulla. Ora ha meno di due miliardi in cassa (pochi!); ma i sottoscrittori (importanti sigle del nostro sistema creditizio e assicurativo) non sono convinti di destinarli all'aumento di capitale dei due istituti veneti. A quanto si legge ne occorrerebbero almeno cinque di miliardi per andare avanti e avviare la fase dell'annunciata fusione. Francoforte non si fida del metodo Italia. Mentre da queste parti si continua a ritenere che il sistema creditizio italiano goda di buona salute. Autoconvincimento non supportato da dati sensibili. La confusione è totale. E se per le maggiori banche italiane esiste un controllo da parte della Bce e questo offre una certa garanzia, i bilanci di tutti gli altri istituti sono ininterpretabili. Mentre con le fusioni (esercizi notarili e niente più!) ci si illude che la somma di due istituti gravemente ammalati, come Popolare di Vicenza e Veneto Banca, determini il risultato finale di un nuovo soggetto sano. Operazione sbagliata. Urge una riforma radicale e totale (un piano almeno a vent'anni!) per una svolta virtuosa e risolutiva. Ovvio, le banche non possono agire da sole per riformarsi. La politica deve fare la sua parte per favorire con regole chiare la necessaria opera di cambiamento.

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