Economia

Gala dura solo 1.341 giorni. E sull'Aim si accende il faro

In tre anni dalla quotazione al concordato. Il listino delle micro aziende e dei Pir finisce sotto accusa

Gala dura solo 1.341 giorni. E sull'Aim si accende il faro

Gala dei 1.341 giorni. Tanto è durata a permanenza della società attiva nel settore energetico (luce e gas) su Aim, il listino di Borsa Italiana dedicato alle micro aziende. Ieri mattina l'azienda presieduta da Filippo Tortoriello ha presentato la domanda di ammissione alla procedura di concordato preventivo al Tribunale di Roma. Ovvero si vende tutto per ripagare i creditori e si chiude. Gli azionisti, presumibilmente, rimarranno con il cerino in mano e potranno aspirare a eventuali compensazioni solo dopo la lunga lista di finanziatori, fornitori e lavoratori.

Il titolo era stato sospeso a fine giugno per la mancata approvazione del bilancio, mentre la revoca dalle quotazioni potrebbe essere disposta a inizio gennaio, a due mesi dalla rinuncia del «nominated adviser» (nomad). EnEvent Capital Markets, nomad della società, ha infatti rimesso il mandato meno di una settimana fa dopo l'assemblea degli azionisti della società che ha approvato il bilancio 2016. La società ha chiuso l'esercizio con un fatturato di 1,11 miliardi (in calo da 1,5 miliardi), un margine operativo lordo in rosso per 73,1 milioni (da -49,4), una perdita netta di 118,6 milioni più che raddoppiata rispetto all'anno recedente e un debito netto a di 82 milioni

Gala non è certo la prima società ad andare in liquidazione. Ma i tempi da record tra l'ingresso, a marzo 2014, a 12,5 euro per azione e con una capitalizzazione importante per l'Aim, e l'uscita dal mercato con l'ultimo prezzo registrato a 1,19 euro, inducono a qualche riflessione. Tanto più che in questi ultimi mesi l'Aim ha fatto furore (+27% in un anno), complice l'introduzione dei Piani Individuali di Risparmio (Pir).

A fronte di incentivi fiscali promessi agli investitori privati, i Pir destinano infatti una buona parte delle risorse raccolte proprio alle piccole e medie imprese (pmi) comprese quelle quotate sull'Aim, il listino nato nel marzo 2012 proprio con il dichiarato fine di aprire le porte di Piazza Affari alle pmi che, pur costituendo gran parte del tessuto economico italiano, trovano maggiori difficoltà nell'accesso ai finanziamenti.

Per attrarre queste realtà l'Aim prevede un iter burocratico per la quotazione e per la permanenza più leggero rispetto al listino principale, oltre a controlli in formato ridotto attribuiti a una specifica figura, il nomad, responsabile nei confronti di Borsa Italiana. Per l'accesso all'Aim, si legge sul sito di Borsa, «non sono previsti requisiti particolari in tema di corporate governance, così come non sono previsti requisiti economico-finanziari specifici». Quanto alla Consob, l'autorità non riveste invece alcun ruolo di controllo ed è competente solo per gli illeciti derivanti dagli abusi di mercato.

In questo scenario, la messa in liquidazione di Gala solleva qualche punto interrogativo sulla l'adeguatezza dei controlli tanto più che oggi, con l'introduzione dei Pir, è aumentato il coinvolgimento del pubblico risparmio sull'Aim rispetto a qualche anno fa, quando gli scambi erano ridotti al lumicino.

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