Economia

La Germania rischia la recessione

Se il Pil frena ancora la Bce potrebbe far ripartire la giostra del Qe

L'economia tedesca continua a mandare segnali di recessione. L'ultimo in ordine di tempo è il calo dell'1,9% subìto dalla produzione industriale in novembre rispetto al mese prima; su base annua la caduta è ancora più rovinosa (-4,7%). Per quanto il termometro produttivo sia tra gli indicatori più volatili, e malgrado sul deludente andamento abbia pesato un basso numero di giorni lavorativi e il maltempo, si tratta comunque della terza frenata consecutiva. A conferma che in Germania la situazione, complice il rallentamento globale dell'economia e la guerra Usa-Cina sui dazi che impatta su un'industria fortemente vocata all'export come quella tedesca (soprattutto il settore automobilistico), si va facendo precaria. La resa dei conti potrebbe essere a metà mese, quando sarà diffuso il dato sul Pil del quarto trimestre. Dopo la contrazione dello 0,2% tra luglio e settembre, un altro segno meno farebbe scivolare Berlino nella recessione tecnica.

Proprio alla luce dell'andamento della produzione industriale, sembra improbabile che l'ultimo quarter del 2018 si sia chiuso con un rimbalzo. La Bce rischia così di dover far fronte al primo caso di recessione nell'eurozona, in un anno reso già peraltro delicato dal termine del mandato presidenziale di Mario Draghi. Se altri Paesi andranno in decrescita, l'Eurotower potrebbe essere costretta non solo a ritoccare al ribasso le stime di crescita 2019, ma a rivedere i propri piani. Il rialzo dei tassi, finora previsto dopo l'estate, verrebbe verosimilmente rimandato al 2020. E se le aste di liquidità Ltro non dovessero bastare, non è da escludere che riparta la giostra del quantitative easing.

RPar

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