Economia

Il giallo del piano Renzi per la fibra

Il progetto del governo è diventato quello dell'Enel, spiazzando Telecom. Con il rischio di ristatalizzare le tlc

Il giallo del piano Renzi per  la  fibra

Cavo interrato o linea aerea? Entrambe le possibilità sono prese in considerazione da Enel nell'ambito del suo piano per la rete in fibra ottica. Un piano che, improvvisamente, nel giro di qualche mese è arrivato a coincidere con il «piano del governo». Che il premier Matteo Renzi spende volentieri, specialmente ora che siamo in campagna elettorale. Qualche numero dell'impresa c'è già: 2,5 miliardi di investimenti, fino a 250 città interessate e Vodafone e Wind come clienti «sicuri». Giovedì prossimo però dovrebbero essere svelati più dettagli: lo dice Renzi. Tanto che il luogo della probabile, ma non ancora confermata conferenza stampa, dovrebbe essere Palazzo Chigi. In realtà è dal 2014 che il governo si sta muovendo per portare avanti il progetto, visto che dal 2020 l'Ue ha imposto l'obiettivo di dare a tutti i cittadini europei la possibilità di collegarsi a 30Mb con il 50% che dovrà essere raggiunto in fibra ottica, a 100Mb.

La costruzione della rete dunque per il governo è importante non solo per non cadere in multe e infrazioni Ue. Realizzare una infrastruttura del genere significa creare posti di lavoro magari al sud e nelle isole. Tanto che Renzi ha annunciato per Enel le città di Bari e Cagliari tra le prime «toccate» dallo sviluppo della fibra. Una scelta curiosa, visto che entrambe sono già cablate: Cagliari perchè sede di Tiscali e Bari in forza di essere stata un glorioso avanposto del piano Socrate di Telecom. Ma forse funzionale (ad Enel) visto che, in questo caso, con poco si può portare a casa molto. Per la società elettrica si tratta infatti di un investimento «indiretto», avendolo messo in relazione con il cambio di 32 milioni di contatori. Anche se le attese sinergie non sono ancora state chiarite.

Di sicuro c'è invece il rischio di una nazionalizzazione delle tlc, su cui la Ue non mancherà di vigilare. Naturalmente il piano non piace a Telecom che sta investendo 12 miliardi fino al 2018 in banda ultralarga fissa e mobile. L'ex-monopolista ha scelto però una via più prudente. La sua banda ultralarga permette di navigare a 30Mb ma in tecnologia Fttc. La fibra insomma arriva solo fino al cosiddetto cabinet, la cabina di smistamento, mentre in casa arriva ancora il rame. La vecchia rete oggi potenziata con la fibra, per Telecom è l'asse portante della garanzia del suo debito da 26 miliardi verso banche e investitori. E quindi la società ha deciso, anche a causa del fatto che l'80% degli utenti sceglie ancora il collegamento Adsl a 7Mb per spendere meno, di non investire nell'Ftth, la fibra dentro casa. Telecom la rete a banda ultralarga la sta dunque realizzando ma a modo suo. Ed è per questo motivo che, nonostante sforzi e pressioni, il governo non è riuscito a portare Cdp, che possiede Metroweb (la rete in fibra di Milano), a capo del progetto per realizzare un'infrastruttura nazionale. Ora spera di riuscirci con Enel che dovrebbe sviluppare sinergie con Metroweb portandola nella sua orbita. L'azienda elettrica sta anche facendo assunzioni e ha preso Stefano Paggi, ex capo rete Telecom per la sua branch Open fiber. Gli intrecci comunque non mancano. Telecom, ieri in forte ribasso (-3,8%) in Borsa insieme agli altri titoli europei di tlc per il fallimento dell'accordo tra Orange e Bouygues in Francia, già affitta da Enel rete in fibra in Campania. Ovvio però che l'arrivo della società elettrica nel settore potrebbe fargli perdere clienti all'ingrosso, come Wind e Vodafone con la conseguenza dover ridurre i 20mila addetti alla rete che lavorano in Open Access.

Tagli che si andrebbero a sommare agli altri previsti.

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